domenica 13 novembre 2011

Non più lacrime e sangue, ma pianti a catinelle e salassi emorragici.

Era il 13 aprile 2008 e qualche giorno dopo scrivevo questo post preconizzatore di lacrime e sangue.
Avevo iniziato da poco il blog, con l'intento di parlare a ruota libera di tutto un po': dagli hobby di una pensionata confinata a casa sua sul carso, alle questioni linguistiche che mi hanno sempre appassionata, nonché di cinema e di letteratura.
Invece ogni settimana successiva, e per molte settimane a seguire mi son lasciata prendere dalla furia di scrivere qualcosa contro Berlusconi. Un istinto primordiale e cieco, che mi ha fatto perfino tagliare i ponti con qualche mio parente e amico.
Voci amiche e benevole mi hanno educatamente e con tatto fatto capire che ero monotona, monocorde e soprattutto inutile, giacche penne più abili e celebri battevano ogni giorno lo stesso sentiero.
Ho quindi perso la verve, e trascurato il blog. Del resto che potevo fare?
Nel frattempo mi sono iscritta a Facebook dove un esercito di pomodori, popoli viola e nemici della casta, ogni ora aggiornano milioni di fans sulle malefatte del premier, ed io trovo sollievo ed una magra soddisfazione nel cliccare "Mi piace".
Ma nel cassetto avevo un sogno: chiudere ufficialmente il blog alla caduta del premier. Magari con un magniloquente pamphlet sulla sua mala-vita e le sue non-opere. Ma che bisogno c'è?
Ora l'imperatore è nudo al cospetto del popolo che liberamente prima lo osannava ed ora reputa che non valga nemmeno la pena di tirargli monetine, o un duomo in miniatura, financo uno sputacchio sarebbe saliva sprecata.
Dobbiamo tenerci tutto ben stretto, adesso arrivano davvero i mala tempora.
Nel film "Aprile" Nanni Moretti guardando Fede che annuncia la vincita di Berlusconi nel lontano 1994, si fuma una canna per disperazione.
In mancanza di canne oggi stappo un prosecco di Valdobbiadene DOC.
Il futuro sarà duro, incerto e in salita, ma volete mettere quant'è bello godersi l'attimo?

lunedì 3 ottobre 2011

Una scia non fa primavera.

Ieri mio marito è andato a fare un corso di orto-sinergico...non chiedetemi cos'è. Per l'appunto incuriosita avrei voluto parteciparvi anch'io, ma poi ho rinunciato e forse, alla luce di quanto poi lui mi ha riferito, ho fatto più che bene.
Al di la dell'orticultura, il coniuge mi ha raccontato delle chiacchiere con i suoi compagni di lezione, avvenute durante l'intervallo fra la lezione teorica e pratica, e mi ha chiesto se io avessi mai sentito parlare di "scie chimiche", argomento che pare avesse molto animato la conversazione. Ovviamente no, quindi ho subito "googleato" per scoprirne il significato...
Sorpresa! Si tratta addirittura secondo una certa teoria di un COMPLOTTO, operato da chi non è chiaro, e a quale fine nemmeno...ma molto molto allarmante.
Tante volte, ho guardato il cielo solcato da queste scie di condensazione lasciate da aerei, come moltissime altre persone avranno fatto, magari ci ho anche ricamato su osservando come si modificavano e che forme prendessero, un po' come si fa con le nuvole, ma mai, dico mai, mi ha sfiorato l'idea strampalata che potesse trattarsi di condense di gas tossici deliberatamente sparse allo scopo di sterminare gli umani, di cambiare il clima o di avvelenare intere popolazioni. Perché di ciò invece alcuni credono proprio che si tratti. Ci sono addirittura interrogazioni parlamentari, comitati di studio, blog e perfino un sito ufficiale, che chi vuole saperne di più può consultare. Pare che da una certa data in poi tali striature abbiano cominciato a intensificarsi, guarda caso proprio in una certa regione degli USA, e che in seguito qualcuno abbia messo in relazione i malori di cui furono vittima molti abitanti di un villaggio, con le forme anomale delle scie.
Ed io che mi credevo una persona mediamente informata e aggiornata, non ne sapevo nulla!! Beata ignoranza che mi fa vivere serenamente, fantasticando a naso insù, inconsapevole dell'impatto di detriti di satelliti che si stanno per abbattere sul mio incauto capo, o sui venefici vapori chimici che sto inalando, oppure chissà qualche mefitico alito di alieno (spero non mangiatore di aglio) in agguato.
Questa storia mi ricorda un po' quella dei cerchi sul grano, che per anni ha fatto scalpore e poi si è esaurita, oppure le vetuste teorie sugli E.T. che avrebbero costruito le antiche piramidi d'Egitto, così come quelle atzeche
Ho già affrontato in un post qualche tempo fa, un argomento analogo, su una certa sottocultura del terrore ingiustificato, che di volta in volta prende di mira virus, epidemie, disastri ecologici, e in generale il progresso tecnologico quale responsabile primario di molti nostri pericoli. Non so bene perché ma questa paura dell'innovazione si associa spesso al desiderio peraltro lodevole, del "naturale", "genuino" ecologico e non contaminato. Tutte cose che è giustissimo preservare e ricercare, ma che a mio biologico modo di vedere possono coesistere anche con i vantaggi dell'innovazione.
L' aura mefistofelica che avvolge la tecnologia e anche la scienza, spesso con essa confusa, non ha nulla a che vedere con le paure oscurantiste che spesso sono frutto solo di ignoranza.
Se ho occasione di parlare con questi terrorizzati dal progresso porto sempre l'esempio del fuoco, che non a caso è il simbolo del mito di Prometeo. Chissà quanti si saranno bruciati, ustionati o carbonizzati per opera del fuoco, ma era giustificato privarsene? Come ha saggiamente sentenziato mio marito per tappare la bocca dei suoi compagni del corso orticolo:  "La scienza non è né buona né cattiva, è neutra, mentre può essere buono o cattivo l'uso che se ne fa".
Condivido pienamente il suo pensiero anche se avrei sostituito la parola "progresso tecnologico" a Scienza. Quest'ultima, per me è sempre positiva e perciò la scrivo anche con la S maiuscola.

domenica 18 settembre 2011

Medico cura te stesso.

E' d'obbligo un "sequel" sull'argomento dei quiz per l'ammissione alla facoltà di medicina; nel post precedente, mi era sfuggita la famosa domanda sulla grattachecca. Ma dico io: i compilatori dei test come e dove se le trovano queste "chicche"?? Questa gratta-checca non l'avevo mai sentita nominare, penso che la gestora del chiosco sarà grata della pubblicità.
Torno sull'argomento perché mi sento coinvolta sulla questione facoltà di medicina.
C'è un dilemma tutto italiano che riguarda i numeri: da una parte si legge che c'è un sovrannumero di medici rispetto al fabbisogno, da un'altra pare che presto ci sarà carenza e toccherà importare laureati in medicina da india e altri paesi. Idem dicasi degli infermieri, già ora molti sono di altra nazionalità, però i concorsi pubblici , quando ci sono, vengono presi d'assalto.
Non è difficile spiegarne i motivi. Prima di tutto i presidi di facoltà, o chi per loro, non hanno le idee chiare sul reale bisogno di laureati in proiezione nei 5-6 anni a venire. Questa è una grossa pecca dell'università, completamente avulsa dal mondo del lavoro e dell'impresa, in tutti i campi, non solo medico.
Poi basta considerare l'altissimo numero di medici precari che per poca e incerta paga tengono in piedi reparti e servizi indispensabili alla sanità; e aggiungo biologi, perché ne conosco in prima persona.
Si parla degli sprechi, che sicuramente ci sono e vanno controllati, ma nessuno mai parla di quale risparmio la sanità pubblica fa' sulla pelle di tanto personale sottopagato e non inquadrato regolarmente.
Per quanto riguarda gli infermieri...ora tutti "laureati", quindi non più propensi alla cura della persona, quanti ne servono realmente in ogni reparto, a fare da manager di corsia, e  invece quanto personale di vecchio stampo, cioè quelle infermiere cosiddette generiche che un tempo aiutavano i malati a lavarsi, andare in bagno e così via, sarebbe utile?
Adesso se qualcuno ha avuto come me purtroppo l'esperienza di un ricovero ospedaliero, potrà rendersi conto di quanto personale si aggira fra i letti, con compiti ben definiti e non elastici: la caposala sta nel suo gabbiotto con le cartelle e la gestione di tutto, l'infermiere/a misura la pressione, fa' i prelievi, distribuisce la terapia, le pulitrici dipendenti di imprese esterne, di primissima mattina, puliscono veloci pavimenti e suppellettili. L'allettato che non può muoversi, se vuole un bicchiere d'acqua, può suonare il campanello e armarsi di santa pazienza. Del resto è un paziente per definizione.
Alla fine il problema si riassume proprio qui: il centro di tutto dovrebbe essere proprio lui, il paziente. Invece è l'ultima, ultimissima rotella di un sistema che ormai viene definito "azienda", ma che tale non dovrebbe assolutamente essere. La salute non è mica un prodotto che si scambia o si vende, le strutture sanitarie non possono essere finalizzate al lucro, è un servizio per il cittadino, pagato con te tasse.. di chi le paga.
Ed il medico, figura centrale e chiave di tutto, dovrebbe riacquistare quella identità di persona preparata, a cui si affidano vite, che sceglie un percorso difficile di istruzione, ma anche di umanità, per vocazione. Ho seri dubbi che l''università sia in grado di selezionare queste figure.

venerdì 9 settembre 2011

Ma la vita è tutta un quiz?

Quando andrete da medico nel futuro prossimo venturo, se il medico è abbastanza giovane, potrete amabilmente conversare con lui di letteratura, chiedergli di fare un analisi di un testo, e potrete perfino farvi aiutare a risolvere un quizzino matematico che da giorni vi fa' impazzire (del tipo se ho 10 palline bianche e 7 nere in un cassetto, pescando tre volte alla cieca che probabilità avrò di pescare una pallina bianca?).
Se poi vorrete pure una diagnosi e una cura corretta, allora la musica cambia.
Mi riferisco ai test di ingresso alla facoltà di medicina, che com'è noto da alcuni anni è a numero chiuso, e per accedervi bisogna superare un test da fare invidia agli incalliti ed accaniti appassionati di enigmistica e definiti nell'ambiente come "solutori più che abili". Se non ci credete cliccate QUI e provate a risolvere qualche quiz.
Vi assicuro, che io pur piccandomi di essere bravetta nell'enigmistica, ho avuto qualche difficoltà.
Certo trattandosi di test di ammissione ad una facoltà è ovvio che non possono esserci domande molto specifiche riguardanti quella facoltà, nella fattispecie di medicina, se no che senso avrebbe andare a studiare medicina? Infatti le domande riguardanti il concetto di "dolore", o sul cancro, o di genetica, sono volutamente generiche e più risolvibili col buon senso o la logica che con una conoscenza medica. Questo va benissimo. Ma che c'entra la data di nascita di Pirandello, o quando furono scritti "I Malavoglia" o qual'è la più popolare opera di Puccini? D'accordo che il medico deve essere una persona di cultura, e che sarebbe auspicabile avesse letto e scritto sufficientemente, tanto da essere in grado di capire ciò che gli espone il paziente, e anche e soprattutto di sapere parlare con lui in modo chiaro, corretto, gentile e col dovuto tatto.
Ma a preparare un medico così dovrebbe innanzitutto pensarci la scuola secondaria, un liceo come si deve e come era ai tempi miei, quando ti rilasciava l'ambita maturità, voleva dire che di sicuro sapevi tutto di Pirandello, Ungaretti e Manzoni, oltre che matematica, chimica, storia e scienze, tuttalpiù  c'era qualche buco di musica e di arte...
Questa "scrematura" che si fa oggi per accedere all'università "puzza" molto di copertura per qualche falla della scuola superiore, perciò se sei stato fortunato o sei bravo o hai avuto il privilegio di frequentare una scuola di buon livello sei favorito. Si può obbiettare che è necessario un accesso limitato all'università, per garantire un migliore livello di preparazione, e per sfornare un giusto numero di laureati non in eccesso rispetto alla richiesta.
La realtà dice che  quest'ultimo assioma viene poi puntualmente disatteso, infatti ci sono un sacco di medici, architetti e biologi a spasso. Inoltre siamo sicuri che questo tipo di selezione sia efficace a scegliere i più idonei alla tal professione?
Potrei elencare alcuni esempi in campo medico, dalla mia sfera personale, che sicuramente dicono che la risposta è no.
Dal bravissimo medico anziano pieno di esperienza che per diletto ha provato a fare il test ed è risultato clamorosamente bocciato, al figlio di miei conoscenti di umile estrazione, che a dispetto della vocazione ha fallito per ben 5 volte, diventando alla fine un ottimo infermiere, alla figlia di altri conoscenti anch'essi medici, diligente e studiosa che ha superato brillantemente, e poi al primo impatto pratico è svenuta davanti ad uno sconcertato paziente.
E' chiaro che i test di ammissione così concepiti sono una selezione sulla base del censo dello studente. Quello che ha frequentato la scuola più "in", o che viene da una famiglia più colta è favorito. Altrimenti bisogna contare sul fattore "lotteria". "Wow, che fortuna! Ho vinto un posto da studente alla facoltà di medicina!"
Quindi come rendere efficaci queste selezioni, se debbono proprio essere fatte? Ma è semplice! Per una Darwiniana come me, nulla è più efficace della selezione naturale.
L'accesso alla facoltà dovrebbe essere libero, si dovrebbero poi mettere degli sbarramenti sul numero di esami obbligatori da superare entro il primo anno, il secondo e così via.
Niente trascinamenti di esami del primo anno fino al quinto e stravaccamenti fuori corso per decenni. Anche qui però c'è un ingiustizia di base, si dirà, e gli studenti lavoratori?  Allora pensiamo a qualche escamotage per gli studenti meritevoli, ma poveri, se devono lavorare che sia un lavoro protetto, e meglio ancora cerchiamo di fornirgli borse di studio adeguate. case agevolate, trasporti gratuiti.

In quanto poi alla preparazione che il futuro medico, biologo o ingegnere acquisirà durante gli anni accademici, questo è un altro post!

venerdì 26 agosto 2011

Ricerca del tempo perduto.

Sono stata una ricercatrice, insieme a mio marito, biologi e coniugi che per caso o per necessità si sono ritrovati a lavorare insieme per 30 anni.
Aggiungo fortunata, nel senso che a 33 anni circa sono stata assunta a tempo indeterminato ed ora godo di una dignitosa pensione.
Leggendo l'articolo su "Repubblica" sullo stato della  ricerca in italia, da alcuni anni sotto la media europea, e con un crollo finale catastrofico nell'ultimo periodo, mi viene immodestamente da pensare che ciò sia anche dovuto al mio abbandono! :)
A parte gli scherzi, ho difficoltà a parlare dei miei trascorsi, un po' per le ferite che ancora mi bruciano, e metterci sopra il sale non giova, un po' perché se devo dire tutto, rischio la denuncia, molti protagonisti del declino dell'istituto di ricerca di cui ero dipendente, sono ancora vivi e vegeti e al potere, quindi... "absit iniuria verbis". 
Posso solo fare alcune considerazioni di carattere generale, fondate ovviamente sulle esperienze personali, ma in alcuni casi abbastanza comuni.
Io ad esempio ho al mio attivo più di 40 pubblicazioni su riviste internazionali recensite e con un Impact Factor dignitoso per il mio settore, ma non ho mai avuto il piacere né l'onere di presentare il mio curriculum all'azienda per un concorso o avanzamento di carriera, perché semplicemente non erano previsti, né mai son stati attuati.  Avrei potuto presentarle a qualche altro ente o concorso. AH ah ah..( risata sardonica), e quali? O meglio dove, non ci fosse già un designato, unto dal suo protettore?
Comunque a suo tempo provai...e quando andò bene arrivai seconda. 
Quindi primo problema, non esiste meritocrazia nell'ambito della ricerca, né mobilità,  né tanto meno incentivi finanziari.
 Rido di gusto quando leggo del decreto per gli strumenti volti a individuare e premiare la produttività. E' vero che a fine anno ci venivano consegnati dei moduli da compilare per una autovalutazione, poi completati e approvati dai nostri responsabili, ma il tutto alla fine si risolveva in una mera formalità per distribuire a pioggia quei pochi soldi destinati a questo scopo.
In pratica non ho mai visto premiare chi si dava più da fare, né tantomeno punire chi era lavativo, anzi chi sapeva defilarsi di più alla fine riusciva sempre ad essere premiato di più.
Qualcuno potrà obbiettare che son cose note. Fare bene il proprio dovere e nell'ambito della ricerca poi, non paga si sa, e non da né carriera né reddito maggiore, si fa' per la soddisfazione personale.
Qui il discorso diventa difficile, cos'è questa fantomatica soddisfazione personale? Se si tratta di riuscire a dormire sonni tranquilli anche dopo avere mandato giù bocconi amari tutti i giorni, se vuol dire che il bilancio dopo anni di lavoro guardandoti allo specchio è potersi dire "Sei poco pagato, precario, poco apprezzato dai diretti superiori, ma dentro di te sai di essere bravo e di far onestamente il tuo lavoro", oppure indulgere a guardare su "PubMed" quanti ricercatori ancora leggono e citano i tuoi articoli, allora si, grande soddisfazione personale!
Non so se sia sufficiente...sembra di no a giudicare dai risultati. Ma il peggio deve ancora venire se consideriamo che il nostro patrimonio umano di ricercatori è sempre più vecchio, molti giovani precari e mal pagati abbandonano la ricerca, oppure i migliori vanno all'estero.
Per una forma di telepatia (?) o semplicemente di interessi in comune, scopro ora anche mia figlia ha pubblicato un post, molto più esaustivo e ben articolato sull'argomento ricerca, leggibile QUI.
Quale futuro per il paese si prospetta?
Amaramente mi chiedo, ma si vuole davvero che il nostro paese migliori, cresca, si evolva?

domenica 17 luglio 2011

Cum grano salis.

Leggo oggi sull'Espresso l'intervista con il famoso cuoco, anzi dovrei dire chef,  Ferran Adrià, che chiuderà il mitico ristorante spagnolo,"El Bulli" questo 31 luglio.
All'intervistatore, che lo ha beccato mentre con il suo staff cenava, prima di servire i clienti, dato che la cena era costituita da spaghetti alla bolognese, hamburger e patatine, e non dalle sue creazioni, quali  spume e schiume, sindoni di bistecche su ostie di parmigiano, zuppe gelate all'azoto liquido, ha detto, per giustificarsi, che la cucina di casa serve a nutrirsi, mentre quella del suo ristorante per fare un'esperienza. Indimenticabile, dice qualcuno, anche per il prezzo, poco più di 300 €, sempre che si abbia la costanza e la fortuna di attendere anche per un anno la prenotazione.
Insomma come dire che a casa mia decoro le pareti con dei quadri croste, come riempitivo, invece vado al museo ad ammirare i "Tagli" di Fontana per avere il brivido dell'arte moderna. Personalmente preferisco gli Uffizi.
Non c'è nulla da obiettare, il ragionamento potrebbe anche funzionare, ma io, devo ammetterlo, sono un po' prevenuta nei confronti di questi "chef", sarà perché, da quando sono abbonata a Sky, in seconda serata guardo spesso il "Gambero Rosso", alla ricerca di nuove ricette e di località amene dal punto di vista gastronomico. Non che i canali TV siano carenti di ricette, cuochi e preparazioni culinarie, anzi! Ormai non c'è programma che non abbia il suo bravo angolo cottura, con consigli alimentari e dietetici. Pare che per anni, dovendo farne a meno, le nostre mamme e nonne (e famiglie) morissero di fame.
Bisogna dire che gli chef sono davvero diventati dei "divi", se la tirano in modo pazzesco, parlano un linguaggio in codice: territorio, tradizione, rivisitazione, ricerca del gusto....
E poi mentre spignattano in diretta, circondati da aggeggi tecnologici, dai nomi assurdi, planetarie, abbattitori, cannelli di fiamma simil-ossidrica, termometri digitali, insomma tutte cose che una pur moderna cuciniera come me, si sogna, intanto parlano e spiegano, con terminologia molto tecnica, come si sfiletta un branzino, si caramella un pomodoro ciliegino, si emulsiona una salsa, si fa un fumetto di pesce.
Sono spesso affiancati da un aiutante dall'aria stolida, che sta lì per porgere un cucchiaio, come fa' l'infermiera col bisturi al chirurgo, oppure a pelar le patate, oppure anche solo a far da contorno ciarliero.
Alla fine "impiattano", con questo bruttissimo termine coniato per loro, che ora è anche sul vocabolario, cioè vuol dire che non si serve più la pietanza a tavola, prendendola da un vassoio di servizio, ma si  IMPIATTA direttamente sulla stoviglia che si porta al commensale, in maniera molto elegante, badando bene che vengano soddisfatte alcune regole  fondamentali della cucina moderna: gli alimenti devono essere sovrapposti a formare una torretta, tanto più alta quanto più bravo il cuoco.
L'elegante e precaria costruzione di cibo viene impilata con un ordine preciso, a mani nude (mi auguro lavate), cioè cose croccanti, poi morbide, poi succose, poi piccanti, poi dolci, infine salate e in bilico in cima un cappero (mi raccomando dissalato e siciliano) o una foglia di menta, (il prezzemolo è obsoleto),  affinchè il commensale al primo boccone così composto, abbia una girandola e un esplosione di sensazioni contrastanti.
Dimenticavo: sul piatto viene in precedenza colata una qualche salsa, a specchio, che niente e nessuno potrai mai gustare, essendo costituita da un velo di liquido, assolutamente non raccoglibile e non avendo il degustatore, ovviamente, modo né mezzi per fare volgari "scarpette".
Eventualmente molti altri decori non commestibili (bucce di melanzana disidratate, pezzetti di lardo di colonnata carbonizzato, polvere di uovo liofilizzato, fiori di campo, etc) potranno essere disposti artisticamente in modo da soddisfare l'occhio. Il tutto richiede anche per uno chef-speedy almeno 10 minuti.
Se volete cimentarvi e stupire gli ospiti, dovete innazitutto attrezzarvi con tutte quelle diavolerie tecnologiche ormai indispensabili in cucina, compresi gli stampi in silicone e dei particolari anelli in acciaio per "coppare", altro termine neo coniato ad usum chef. Poi mettevi al lavoro, di buona lena e calcolate di impiegare almeno 8 ore per quello che avrete visto preparare in 20 minuti. Infine quando sarà ora di servire e avrete finito di impiattare e decorare per 6 persone, le pietanze portate in tavola saranno ormai fredde scotte e disgustose...ma l'occhio sarà appagatissimo.
Qualcuno penserà che ho esagerato e calcato la mano...ma giuro che quanto esposto è tutto rigorosamente VERO!
Sarà per reazione, o sarà nostalgia, non so, ma ho cominciato a riscrivere le ricette che la mia mamma mi ha lasciato, vergate a mano su un quadernetto, o ripescate nella memoria.

sabato 2 luglio 2011

Un paio di gialli per l'estate.

Non so perché ma in estate, benché ormai io sia in ferie tutto l'anno, non riesco ad occuparmi di cose serie.
Anche nella lettura prediligo romanzi leggeri, quelli che posso tralasciare un momento, mentre sono in giardino e mi "scappa" di togliere un erbaccia o cogliere 2 fiori, e poi posso riprenderli senza troppa fatica e senza dovere tornare indietro per capirci qualcosa.
Mi sto dedicando a due autori di gialli prediletti: Camilleri e Veit Heinichen. Del primo sto leggendo l'ultimo libro "Gioco di Specchi", mentre del secondo ho appena terminato " Le lunghe ombre della morte".
Passando da questo a quello nel giro di una settimana il paragone diventa inevitabile, e lo scrittore tedesco ci perde assai.
Cominciamo dalle cose in comune: c'è un commissario protagonista; tutti conoscono Montalbano, ma forse pochi Proteo Laurenti, il poliziotto di origini meridionali,  residente a Trieste dove si svolgono le sue indagini.
Entrambe gli investigatori sono sulla cinquantina, amano il buon cibo e non disdegnano di sbevazzare, abitano in invidiabili residenze sul mare, e apprezzano forse troppo le femmine di bell'aspetto, il che li rende piuttosto inclini all'infedeltà verso le loro compagne. Oltre naturalmente al fiuto poliziesco che li indirizza sempre sulla giusta pista, hanno anche validi collaboratori, ed un leggero manto d'ironia investe le loro avventure. Le analogie finiscono qui.
Dalla parte di Proteo, soprattutto per me, di apprezzabile c'è la realistica descrizione di Trieste e dintorni, non solo, ma anche gli avvenimenti e i personaggi storici e di spicco della città sono reali. Nei luoghi mi ci ritrovo con estrema precisione, dal tram di Opicina, ai bar, alle località oltre confine, alla trattoria Scabar, dove anche i piatti descritti sono veri (li ho mangiati!).
Per quanto riguarda la scrittura sono imparagonabili, l'una è una traduzione dal tedesco, mentre l'altra è l'impagabile prosa italo-sicula di Camilleri. Il suo vocabolario è così ricco e colorito, che per giorni continuano a "firriarmi" in testa i termini usati nel libro. Non a caso il linguaggio dell'autore siciliano è diventato materia di tesi.
 Ma non è solo questo a rendere superiore Montalbano, c'è anche la vera e propria trama gialla, chiara, lineare quella intessuta da Camilleri, che comunque tiene il lettore sul filo del rasoio con pochi semplici colpi di scena, fino ad un finale risolutivo, a volte amaro, a volte con una morale.
Invece Heinichen scrive con stile cinematografico, con molta azione, ma tende a mettere troppa carne al fuoco, troppe vicende collaterali che poi non hanno riscontro, molte vie che non portano a nulla, e insomma il finale  lascia perplessi e ci si chiede che cosa sia successo ad alcuni personaggi scomparsi in corso d'opera.
Entrambe sono piacevoli letture da "sotto ombrellone", ma il nostro Camilleri ha quel quid in più che ci lascia in bocca il "sciauro" dei suoi arancini.

venerdì 10 giugno 2011

Il pericolo è il mio mestiere.


Qualcuno si ricorderà che c'era un programma televisivo con questo titolo. Parlava di mestieri pericolosi, come pilota acrobatico, operaio edile di grattacieli, cacciatore di serpenti velenosi e cose così.
Ma a volte anche una persona super prudente e sedentaria come me vive molto pericolosamente. Come? Ebbene io mangio, sono una mangiona.
A parte le complicazioni sanitarie legate all'obesità che mi affliggono, ho anche un'altra pericolosa abitudine: mi nutro di allarmi alimentari.
Ho mangiato cervello di bovino poco tempo prima che si scatenasse l'allarme "mucca pazza", per la verità ancora non sapevo che rischi corressi, dopo ho smesso di mangiarlo, anche perché in famiglia piace solo a me, ma ho continuato a gustare le fiorentine, se mi si presentava l'occasione..
Proseguendo nell'incosciente abitudine ho mangiato nell'ordine: carne di maiale durante l'epidemia di influenza suina, uova e polli durante l'aviaria, ed ora mi sto abbuffando di cetrioli.
Non sono ancora morta. Ci sono comunque i rischi a lungo termine come la lattuga a foglia larga al cesio del dopo-Chernobyl.
Sicuramente colesterolo e glicemia saranno una causa di aumento rischio mortalità nel mio caso, ma non di certo aviarie e batteri killer.
Eppure la paura dilaga con queste notizie, che dovrebbero essere riportate dai giornali e TV alla stregua di curiosità, o cronaca sporadica ed episodica, e non come "allarme ed emergenza" come invece sono spesso definite.
Leggo oggi che c'è stata una pesante ricaduta sulla vendita di ortaggi in italia, un danno assurdo, di cui i "media" dovrebbero sentirsi responsabili.
Mentre sul fronte verdure incriminate dopo l'altalena cetrioli si e no, soia si e no, pare che finalmente si siano trovati i colpevoli, oltre ai germogli di soia una certa alfa-alfa, cos'è? Mai sentita nominare, quindi non l'ho mangiata, evviva sono salva! Sebbene abbia molto molto rischiato, perché ero proprio in Germania nei giorni clou, ad abbuffarmi di insalatone.
Mi domando quale razionalità ci sia nell'isterismo collettivo che impedisce di mangiare ortaggi italiani, prodotti in Italia (oggi le etichettature sono obbligatorie sempre), e come lo si possa mettere in relazione con un inquinamento limitato ad una zona geografica e a poche tipologie di verdure sospette. Cetrioli e legumi di origine tedesca, anche qualora infetti, se lavati, sbucciati o cotti sarebbero del tutto sicuri ed innocui.
Il ridicolo tocca il massimo nella notizia ascoltata poche sere fa' nel gazzettino regionale. Orde di turisti teutonici sono arrivati nelle spiagge della regione in occasione delle feste dell'ascensione, avvenimento sempre auspicato da albergatori ed operatori turistici, ed ora in fase di crisi più che mai desiderabile. Invece..la popolazione locale si domanda: "Quali rischi corriamo, con questi germanici untori?"
Il batterio, escherichia coli si trasmette per via oro-fecale, deve quindi essere ingerito mediante cibi contaminati, non si prende con uno starnuto, ne rimanendo stesi in spiaggia sul lettino a fianco di un turista tedesco.
Inoltre la contaminazione pare sia avvenuta in un unico stabilimento produttore di germogli in Germania, quindi la tracciabilità dell'alimento sarà facilmente controllabile, e su milioni di consumatori di vegetali in europa beccarsi il batterio è più difficile che vincere al superenalotto. Cos'altro ci toccherà sentire?
(La foto è del mio personale batterio).

sabato 14 maggio 2011

Saga di Kay Scarpetta I°

Ammettiamolo: l'argomento non è propriamente dei più allegri. Non si tratta solo di un giallo, o un thriller, dove i morti si sprecano, qui si entra anche nel particolare macabro, con rumore di seghe che affettano crani, schizzi di materiale biologico, descrizioni minuziose di autopsie.
Perché piace, ed aggiungo, mi piace?
La ragione è che un po' tutti noi siamo attratti da ciò ci fa' orrore, e se da un lato evitiamo la realtà orripilante, da un altro ne cerchiamo la finzione scaramantica. Sulle orme dell'effetto catartico della tragedia greca.
Ne è prova anche il successo dei serial televisivi CSI e simili.
Per quanto mi riguarda debbo dire che il primo libro letto "Post Mortem" è stato un colpo di fulmine. Soprattutto per la veridicità delle tecniche scientifiche. Anzi direi che proprio questo mi ha affascinato. Ovviamente nella lettura cerchiamo sempre un'empatia, e mi è piaciuto ritrovare la descrizione di lavoro laboratoristico, anche se di natura medico legale un po' diversa da quella che mi è familiare. Un eroina che traffica con microscopio e provette non poteva rimanermi indifferente! Inoltre la scrittura fluisce veloce, le situazioni ad alta tensione tengono sul filo, e si diventa ansiosi di voltare pagina per scoprire cosa viene dopo. Cosa che a volte per me diventa problematica, leggo talmente veloce, da "perdere" interi paragrafi...e poi devo ritornare indietro per capire.
In questo primo romanzo (1990) si incontrano personaggi che poi diventeranno protagonisti fissi nei successivi. La nipotina di Kay Scarpetta, Lucy Farinelli, una bambina decenne introversa, problematica, con un eccezionale talento per i computer, e un feeling con la zia, che aiuterà nelle indagini proprio grazie alla sua capacità informatica.
Poi c'è l'agente Pete Marino, un investigatore del tipo "classico" cioè panciuto, calvo, di mezz'età, molto sagace e capace nel suo mestiere. Cito testualmente: "Andava verso i cinquanta, con un viso su cui la vita aveva infierito e lunghe ciocche di capelli grigi con la scriminatura bassa da una parte e il riporto dall'altra. Alto più di un metro e ottanta, aveva il ventre sporgente di chi da decine d'anni beve bourbon e birra." Insisto sull'età del poliziotto, perché in seguito dovrò fare alcune osservazioni a proposito. Per quanto riguarda il profilo psicologico di Marino l'autrice si esprime così: "..era un uomo difficile da capire e non ero mai riuscita a decidere se era un buon giocatore di poker o se era semplicemente tardo...un osso duro con cui comunicare era assolutamente impossibile." Altro personaggio che si intravede nel primo romanzo è tale Benton Wesley, psichiatra criminale o meglio definito "profiler psicologico" dell' FBI, sposato...ma innamorato della Scarpetta tant'è che divorzierà, e inizierà una relazione con Kay, che dopo alti e bassi, libro dopo libro, porterà al loro matrimonio.
La saga dura in effetti più di 20 anni, dato che l'ultimissimo libro "Port mortuary" sta uscendo in questi giorni. Alla faccia! I miserabili di V. Hugo, possono andare a nascondersi...
Dato che sul web, l'ho scoperto solo dopo la mia decisione di occuparmene (sigh), i siti, i blog, i forum dei fans della Scarpetta si sprecano...non la farò lunga sulle trame, che potrete approfondire qui, mi limiterò a fare qualche considerazione generica, nonchè qualche bonaria critica da profana.
Quello che noto dagli albori, man mano che procedo nei romanzi successivi, è una certa discontinuità nello stile. Ad esempio, il primo romanzo è scritto in prima persona, e così pure i seguenti, fino a "Callifora" del 2003, dove per la prima volta e poi per sempre se non erro (non sono sicurissima) Kay diventa personaggio e non più "Io narrante". Questa non è l'unica differenza nella modalità di scrittura, anche se certamente la traduzione incide notevolmente nello stile, tuttavia ho la sensazione, proprio in "Callifora" e poi ne "La Traccia" che i paragrafi diventino più brevi e concitati, che la narrazione si snodi in modo meno scorrevole, continuamente interrotta con episodi secondari e irrilevanti rispetto alla spina dorsale del romanzo. Si ha la sensazione che i "blocchi" siano stati scritti al computer e poi assemblati, cosa non necessariamente negativa, se eseguita con maestria, anzi, ma nel caso in questione danno un effetto piuttosto sciatto. Anche il "finale" che in questo genere di romanzo ha una sua importanza, a volte è spiattellato fin dalle prime righe, a volte invece, sembra raffazzonato all'ultimo minuto, e invece di dipanare il bandolo degli indizi disseminati e dei misteri accumulati, rimane sospeso..in un buio quasi incomprensibile. Magari solo per me, che mi sono persa qualche pezzo per strada.
Sappiamo che i "sequel" cioè i secondi, terzi, ennesimi episodi di film spesso sono di qualità inferiore primo. Nei romanzi, la cosa dovrebbe o potrebbe essere diversa, anche se purtroppo spesso prolifico coincide con "fare cassetta" e quindi far uscire alla velocità della luce scritti che potrebbero benissimo giacere in fondo ai cassetti a prendere polvere, senza che la letteratura ne soffra. Ci sono esempi illustri che negano quanto ho appena affermato, Simenon con i suoi molti "Maigret" è sempre un eccellente e ineffabile scrittore, e per rimanere sul "giallo" anche il nostro Camilleri con Montalbano non scherza.
Proprio dall'impietoso confronto con questi due balza agli occhi quello che secondo me è il peggiore difetto di Patricia Cornwell. Rimane una scrittrice gradevole, ma nel tempo perde di "stile" nell'ansia di scrivere troppo, e per stile intendo quella nota caratteristica, come l'aroma inconfondibile di un buon Barolo, che lo fa riconoscere anche a un non intenditore, come il "leitmotiv" di una musica che targa inequivocabilmente l'autore.
Sarà questa la ragione per cui, a parte il primo romanzo, dopo averne letti altri a decine, pur avendone tratto li per li diletto, appena rimessi nello scaffale, mi sono subito dimenticata trama, narrazione, finale e "succo"..se c'era.

Cambio genere..

Proprio così: DECISO! Non toccherò più quell'argomento che mi tormenta, la disastrosa situazione del nostro paese. Ormai ho già detto tutto, e siccome le cose non cambiano, devo cambiare io.
Purtroppo continuo a VIVERE il quotidiano, le elezioni, i proclami etc. quindi ho due sole soluzioni, o cambio anche nazione, al momento cosa impossibile, o mi rifugio nel mondo della fantasia, mi alieno, ricorrendo all'antico rimedio di leggere romanzi.
In omaggio alla fiera del libro in corso in questi giorni a Torino, farò qualche considerazione sulle mie più recenti letture.
Ho appena finito l'ultimo (ma invece è il penultimo) libro di Patricia Cornwell, quelli della saga dell'anatomo-patologa dottoressa Kay Scarpetta.
Ho iniziato nel 2000 circa con il primo della serie: " Post mortem", uscito nel 1990 e poi tutti, anche se non sempre in ordine cronologico, scritti con grande prolificità, quasi uno all'anno. Ci metto di più io a leggerli che lei a scriverli!
Molto volenterosamente di quest'ultimo, intitolato "Scarpetta Factor", ho acquistato la versione in lingua originale, english. Ma dopo 4 pagine, mi sono affrettata a comprare la traduzione "Fattore Scarpetta", se no la lettura prendeva il sapore di "compito" quindi poco rilassante.
Dato che come dicevo non li ho letti sempre in ordine cronologico, e spesso personaggi e situazioni son trasferite da un romanzo all'altro in una sorta di continuità da "telenovela", ad un certo punto ho dovuto scrivermi un riassuntino, etichettarli con la data, e cercare magari il volume mancante che avevo saltato. Perché mai direte voi? Non diventa pure questo un compito un po' maniacale?
Forse è vero, di solito però, quando leggo un autore che mi piace, tendo a ricercare le altre opere dello stesso. Così ho finito praticamente l'opera omnia di Stephen King, e da giovane lessi tutto di Moravia, aspettando con ansia che uscisse un suo nuovo romanzo per correre a comprarlo.
Tornando alla Scarpetta, non è mia intenzione ricopiare qui il personale "bignami" che mi sono redatta per seguire le vicende della patologa-investigatrice, devo averlo perso e poi è molto più ben fatto su wiki , peccato non averlo scoperto prima.
Mi piacerebbe però fare alcune osservazioni sui romanzi, visto che ormai posso considerarmi una quasi esperta in materia, non con velleità, ma in quanto lettrice accanita. Siccome nel mio "entourage" non trovo terreno fertile alla discussione di ciò che leggo, ed uno dei piaceri della lettura è proprio la condivisione, perché non farlo attraverso queste pagine virtuali? A fra un po'.
PS. Commenti, critiche e contro-critiche saranno ben accetti.

domenica 8 maggio 2011

Libri, pesanti tomi e altre leggerezze.


Su Facebook da un po' gira un quiz, leggermente meno scemo di quelli che di solito vi si trovano, su una presunta lista stilata dalla BBC sui 100 libri da leggere assolutamente. Anzi in verità poi si dice, basta averne letti 6 per essere considerato un buon lettore. E si invita il partecipante a segnare quelli che ha letto. Così anche se ne segno magari 10-15..., secondo il quiz, non tanto meno scemo degli altri a pensarci, divento un super-lettore!
Questa lista mi ha lasciata piuttosto perplessa. Soprattutto per l'oscuro criterio di scelta dei titoli. Alcuni sono classici, che effettivamente non possono mancare nel bagaglio di un buon lettore, tipo Davide Copperfield, Madame Bovary, Anna Karenina , Guerra e pace, eccetera. Alla lista mancano però alcune eccellenze, e tanto per cominciare tutti gli autori italiani, neanche il povero Manzoni. Vi compaiono invece ben TRE romanzi di J.K. Rowling autrice di Harry Potter, che con tutto il rispetto, non mi sembra degna di figurare fra cotanti nomi solo in virtù del numero di copie vendute.
Altri sembrano scelti più sulla base della filmografia recente, tipo "Il diario di Bridget Jones" o "Il mandolino del capitano Corelli", "Charlie and the chocolat factory", quasi un incoraggiamento, così uno ci mette la crocetta, perchè tanto ha visto il film.
Spulciando meglio nel web scopro che esistono liste un po' diverse una dall'altra..Nella versione italiana mi compaiono Moravia, Manzoni, Natalia Ginzburg, Primo Levi, Collodi , Pavese, e qualcun altro, meno male! Non ho notato a spese di chi si son piazzati. Anche se poi mancano Pasolini, Elsa Morante, Italo Svevo, ma in compenso ci sono l' Odissea, La Divina Commedia, e ..la Bibbia! E perchè non il Corano?
Ebbene, se tale catalogo è (come presumo) indirizzato a un pubblico più giovane di me, allora va bene "Alice nel paese delle meraviglie", "Il signore degli anelli" e "Harry Potter", ma vi immaginate quello stesso lettore intento a sfogliare a letto, o in spiaggia, o dal parrucchiere, La Divina Commedia o La Bibbia? Non è credibile, se non altro per la "pesantezza" dei tomi.
Qualora si fosse fosse voluto fare un test serio, lo si sarebbe dovuto, come dire, un po' modulare sull'età e sulla nazionalità. Il fatto che sia stato redatto dalla BBC giustifica che vi compaia l'opera omnia di Shakespeare e di Jane Austen...mentre vi è un solo Kafka, nonchè uno sparutissimo manipolo di francesi, di quelli che proprio non puoi non avere sentito nominare, come Victor Hugo e Alexander Dumas. Sospetta l'assenza di George B. Show e di Oscar Wilde (guarda caso entrambi irlandesi). Comunque il riscatto c'è poi con J. Joyce e L'Ulisse...(chissà in quanti l'hanno letto?)
Insomma alla fine niente di nuovo sotto l'egida del popolare network, in quanto ai quiz una fiera dello stupidario globale, dove tutti possono dire di tutto ed il relativo contrario.
A questo proposito la grande facilità con cui oggi chiunque (me compresa!) può "pubblicare", nel senso di rendere pubblico, il suo pensiero, le sue idee, le meditazioni, le opinioni al mondo intero, è un argomento che mi affascina, e ne riparlerò.

venerdì 8 aprile 2011

Scrivere o non scrivere? Non è un problema.



Darò un nuovo taglio ai miei post. Un po' tardi come proponimento di nuovo anno, ma sempre in tempo per le pulizie di primavera.
Mi è stato detto che l'argomento "cavaliere" ha stancato. Inoltre firme prestigiose del giornalismo se ne occupano già a tempo pieno, io non dico niente di nuovo, e l'opinione di una sconosciuta non interessa a nessuno.
Mi è stato suggerito di fare un blog di consigli ai mariti che non sanno che fare quando la moglie chiede loro di comprare la panna, una sorta di guida su come scegliere tra: panna da cucina, panna da montare, panna montata in flaconi spray, panna finta a base di grassi idrogenati, vera panna di latte, panna acida, panna aromatizzata, panna a basso contenuto di grassi, pastorizzata, a lunga conservazione, panna in confezioni mono per caffè. Al marito confuso è facile dare un consiglio: educhi la moglie a specificare meglio le sue richieste, magari per iscritto con una lista della spesa. Così il blog si chiuderebbe subito.
Altro suggerimento: blog di ricette (oh nooo!! un altro!!!). Niente paura, non il solito blog di ricette inflazionate, ma di pappe per cani. Sono una specialista di papponi per cani, li preparo da circa 40 anni, cioè da quando appena sposata ho dovuto incominciare ad occuparmi del cucciolo del mio consorte. C'è la pappa adatta appunto ai cuccioli, e quella del cane adulto, ovvero quella per cani anziani, malati e senza denti. Quello che mi trattiene però è lo sconfinamento in ambito veterinario. Non ho la velleità, né le conoscenze sufficienti a fare ciò. Idem dicasi per disquisire su altri miei hobbies, quali giardinaggio e letteratura.
Ma perché poi dovrei cercare un argomento? Quando ho deciso di aprire un blog ho seguito l'impulso del momento, che mi spingeva a scrivere a ruota libera senza argomenti precisi e soprattutto senza paletti. Per decenni ho scritto solo quello che "dovevo": a scuola componimenti su temi che mi annoiavano terribilmente e su cui non sentivo alcuna affinità. Poi relazioni scientifiche e articoli per riviste di biologia e medicina per giustificare la mia attività lavorativa.
Ho sempre desiderato un po' di libertà d'espressione. Se poi è senza contraddittorio come un blog...è il massimo per una grafomane come me! Ho trovato finalmente la valvola di sfogo, a metà tra il diario di una casalinga annoiata e l'autobiografia di uno scrittore fallito mai nato: cosa si può chiedere di più?

mercoledì 2 marzo 2011

Quando si dice: chi lo ha votato?


Ho letto questa lettera di una insegnante a Berlusconi, in risposta alla sua uscita , poi smentita, di denigrazione della scuola pubblica, rea di inculcare valori poco berlusconiani.
La lettera era presente anche su Facebook, dove molti commentavano favorevolmente la posizione dell'insegnante, e dove però ho anche potuto trovare questo commento "dissenziente", molto lungo, di cui trascrivo, con copia-incolla, solo alcuni stralci:
"ma vaffanculo leccaculo comunista dei giudici.parole colme d retorica sessantottina,figlie d un'educazione bigotta e seicentesca.certo,era + bello quando c'era il famoso 6 politico,con cui sicuramente i pseudo-professori ke odiavo,dall'elementari all'universita'come te,hanno fatto carriera e d cui si servivano x andare in vacanza ai primi soli.....si ricordi,insegnante dei miei stivali,ke in uno stato d diritto,nn sono le firme o i talk show comunisti a decretare ki e'destinato a governare,ma i VOTI DEI CITTADINI!qual'ora nn lo sapesse,il 1mo art.della costituzione italiana,cita testualmente:L'Italia e'una repubblica fondata sul lavoro,LA SOVRANITA'APPARTIENE AL POPOLO,ke fortunatamente x noi non e'lei.insegni ai suoi studenti prima a rispettare le regole e,insieme a quei valori ke lei sostiene d 'isegnare,la legge e nn ad incamminarli sulla strada dell'indottrinamento ke x anni ha ingarbugliato una scuola comunista,d sinistra zozza,etc etc"
Lo scrivente sostiene di avere 2 lauree, e non me ne meraviglierei..sapendo purtroppo quanto analfabetismo alberga ormai nelle nostre aule scolastiche e universitarie.
Alle repliche di alcuni, la discussione è infine degenerata in uno scambio di insulti e ingiurie.
Non entro nel merito della questione scuola, ci vorrebbero tomi e malloppi di considerazioni. Vorrei dire solo che il degrado di scuola e università non sono soltanto colpa dell'attuale governo, che ha contribuito però all'affondo finale,
Sottolineo invece i concetti e le argomentazioni del signor pluri laureato (non certamente in lettere spero!). Su cosa si basano? Quali sono le fondamenta del suo sproloquiare? Non mi è chiaro. Forse è stato mazziato e bocciato più volte per incancrenire tale livore nei confronti dei professori...Nel seguito della lettera, dice di non essere berlusconiano, ma" una xsona con 2 lauree,ke mai ha votato x berlusconi emai lo fara',ma ke si e'rotto le palle d questo buonismo e bigottismo da 4 soldi.a me nn me ne frega niente delle feste a casa del presidente del consiglio,della sua vita fa cio'ke vuole,a me interessa quello ke un governante fa d giorno,nn d notte.se sbaglia c penseranno gli elettori e nn lei o io,cosi'si fa in democrazia,ke in ultimo le ricordo,nel caso se lo fosse dimenticato,il suo significato dal greco significa governo del popolo."
Egli invoca la democrazia, che vuol dire , e me lo spiega :), governo del popolo, come se l'insegnante autrice della lettera non avesse diritto di contestare chi è stato a suo tempo eletto da questo benedetto popolo sovrano. Come se la libertà di opinione e di espressione dovessero essere cancellate, in virtù della elezione di un partito (e non una persona!), un ossimoro bello e buono, ovvero eleggiamo chi ci tappa la bocca e ci tarpa le ali e...governa in eterno come un dittatore incontrastato. Nella mia ignoranza, avendo una sola laurea, credevo che, se chi è stato designato premier dal partito eletto con maggioranza, si dimostra inefficiente o peggio delinquente, o magari pazzo che fa senatore il suo cavallo o la sua igienista dentale, può essere sostituito con una persona più degna nell'ambito dello stesso partito "eletto".
Forse non è così, ribadisco quanto ignorante sono, specie di argomenti costituzionali, ma a volte mi pare di essere l'unico savio, in un mondo di incoscienti che si gettano a capofitto nel baratro (effetto senilità?).
Mi conforta sapere che qualche rara persona, annaspante del gurgite vasto del popolo teledipendente-berlusconiano, possa pensare come me che l'autore dello sgrammaticato e livido commento, sia lo squallido specchio di una classe politica intollerante, arrogante e incompetente, che per il bene nostro e della nazione sarebbe auspicabile spazzare via quanto prima possibile.


mercoledì 16 febbraio 2011

Depressione.

LUI (B. ovvio, chi se no?) è tranquillo, vivrà fino a 120 anni e governerà...almeno fino al 2013.
Invece io non so se vivrò almeno quanto basta per vedere un cambiamento. Sono in preda a una depressione nera, non vedo schiarite, fuori il cielo è bigio, ho problemi di salute, e quindi tutto mi si confà ad una visione pessimistica.
Tetre considerazioni su :
1) Donne in piazza. Tante, ma poche, troppo poche per dare un segno che qualcosa sta realmente cambiando. E' bello vedere che ci sono donne serie e oneste che manifestano per la propria dignità. E' triste che nel 2011 ci sia bisogno di questo tipo di manifestazione. Cosa ne avrebbe detto mia madre che nel 1946 (l'anno prima che io nascessi) votò per la prima volta nel referendum monarchia-repubblica? Dopo quel primo passo avanti, tanti ne sono stati fatti, e da ventenne pensavo che la strada dell'emancipazione femminile fosse ormai tutta in discesa. Non avrei mai e poi mai pensato che si sarebbe arenata ad Arcore. Non mi piace l'idea che si debba sempre ricorrere alle proteste per ribadire quello che è ovvio, cioè che l'essere umano di sesso femminile è uguale, ha pari doveri e diritti di quello maschile e ha solo una diversa funzione biologica, e non è merce. Ancora più triste sentire le affermazioni delle "Vallette di Sanremo": Manifestazione? Quale? Per cosa? Non sappiamo cos'è e non ci interessa. Difficile sarebbe stato il contrario per loro, ma quante ce ne sono come loro, ahimé, altrettante di quelle in piazza.
2) Ferrara e la contro-manifestazione, Dal Verme...al lombrico, sempre strisciante e sempre viscido. Non ci sono commenti. Ferrara è come Sgarbi, uno che si commenta da sé. Crede che fare affermazioni paradossali, e spararle grosse urlando a tutto spiano, possa dare la sensazione di dire cose intelligenti.
3) Processo del 6 aprile prossimo al presidente del Consiglio. Vorrei esprimermi in controtendenza, senza tenere conto dell'evidenza dei fatti, dell'ovvietà, delle cose ripetute alla nausea da giornali e oppositori. Una riflessione fantapolitica alla Ferrara insomma, che egli sia davvero perseguitato dalla magistratura fin dal 1994, l'anno in cui decise di entrare (anzi scendere, come dice lui) in politica. Procedo, in linea con la mia formazione scientifica, alla dimostrazione di un enunciato benché assurdo, con delle tesi razionali. Primo dubbio sorge nel capire per quale arzigogolato motivo l'opposizione abbia voluto ricorrere sin da subito alla magistratura per far cadere l' avversario. A quei tempi era forse più facile batterlo mettendo un bel legittimo impedimento a causa del conflitto d'interesse, per farlo fuori in modo diretto e pulito senza aspettare di trovare una magagna penale, rischiando magari di non trovarla. Ma ammettiamo che l'opposizione, nella sua cieca e scomposta lotta, si sia fissata con sta cosa della magagna penale. Allora se io sono Berlusca, già allertato nel '94 e anni a seguire, che faccio? Non vado a difendermi MAI, per sbugiardare e delegittimare una volta per tutte la magistratura, e già questo puzza. Almeno però mi trincero in una specchiata vita, in cui sia difficile trovare macchioline che offrano spunti giudiziari. Non mi metto APPOSTA nelle situazioni più scabrose ad offrire il fianco. Questo vuol dire che o è incosciente, o è molto arrogante e sicuro della difesa della sua corte di vassali.
3) Popolo dei vassalli. Guardo esterefatta le facce dei suoi difensori, a cui non scappa neanche da ridere mentre affermano che il premier era nell'esercizio delle sue funzioni mentre telefonava in questura per evitare un incidente diplomatico.
Cicchitto a Ballarò, parlava come se dicesse cose serie. E solo un lieve irreprimibile sorriso d'imbarazzo, traspariva "motu proprio" sul volto di Maroni interrogato sull'argomento da Fazio.
Nelle migliore delle ipotesi i cortigiani con più coscienza, tacciono e si defilano, vergognandosi nell'intimo. Le donne stile Santanchè invece nella tradizione di puttanaio più scalmanato, diventano vere erinni nella difesa del loro padrone.
Ecco, tuttociò pesa grandemente sul mio provato umore, e mi deprime.


martedì 25 gennaio 2011

Per quelli che, l'alternativa non c'è..

E se non è Berlusconi, quale alternativa? Ecco quello che sento continuamente, insieme alle parole sfiduciate "tanto sono tutti uguali". E questo detto anche da persone intelligenti, che magari disapprovano la caciara governativa.
Perfino dagli osservatori imparziali, tipo gli italiani all'estero da molti anni, ad esempio alcuni miei "amici" di facebook, sostengono questa tesi.
Ma è vera? Quanto è vera? Sicuramente la sinistra, chiamiamola così, non offre di sé quel quadro di forte opposizione, determinazione, compattezza che ci si aspetterebbe. Del resto non fa meraviglia, il PD, con le sue derivazioni più o meno polemiche, costituisce lo specchio del nostro carattere, litigioso, più fantasioso che rigoroso, più ribelle che ligio. Questo non significa affatto che non possiamo avere dei governanti credibili, li abbiamo avuti in passato, nel pre-berlusconismo e spero li avremo nel post, meglio se con più grinta, meglio se onesti, ma quando si tocca il fondo, non si guarda più tanto per il sottile, prendiamo quello che c'è.
Ognuno ha il governo che si merita, ma il berlusconismo, non è un governo, è un uomo che ha raggiunto il potere grazie ai suoi "meriti" di ricchezza e di controllo dei media, e che ora usa questo formidabile tris per fare tutto quello che gli pare e piace, come e più di un tiranno, o di un imperatore.
Tutta la coorte che lo circonda non è altro che un accolita di prezzolati, gente che detiene poltrone, privilegi e potere e in cambio avvalla questo pazzo furioso come primo ministro di una povera repubblica allo sfascio. Se qualcuno ha dei dubbi, e uno stomaco che regge, basta che ascolti in qualche talk-show questi scellerati, ad esempio la Santanchè...Perfino nel TG ieri sera il ministro Sacconi, alla domanda che grosso modo diceva "Come giudica che anche Vaticano e Confidustria disapprovano la condotta del premier?" Rispondeva con affermazioni generiche e ridicole del tipo: "I commenti del cardinal Bagnasco enucleati dal contesto di un discorso generale, non hanno affatto il significato che i persecutori di Berlusconi intendono dargli. La Marcegaglia, ha riconosciuto come siamo stati bravi a fare reggere l'euro." E cioè come dire, alla domanda dove vai? Uno risponde: son cipolle. Quante al chilo? Vado a Firenze.
E così blaterando con scuse che neppure un bambino di tre anni troverebbe pertinenti e esaurienti: il Premier in casa sua può fare quello che vuole, le fanciulle che vanno alle sue feste sono normali ragazze della porta accanto che partecipano a tranquille cene (uguali a quelle che facciamo noi tutti!), e non si può bollarle come prostitute per qualche regalino del grande generoso. Si fanno i processi in anticipo, si complotta coi giudici, si armeggia per toglierlo di mezzo. Accuse infamanti a cui si risponde, non come farebbe chiunque discolpandosi nella sede appropriata, ma lanciando insulti in diretta, andandosene poi sdegnati sbattendo la porta. Tal quale un bimbo capriccioso che colto in fallo non sa come difendersi.
Queste sono le argomentazioni più gettonate, e poi c'è il famoso: e l'alternativa dov'è?
Ebbene, se vado cercando un altro come lui, è ovvio che alternative non ce ne sono!! Nemmeno se si paventa all'orizzonte un catastrofico passaggio di scettro ai discendenti diretti per successione regale. Se subentra Marina, magari cambia genere di feste, e avremo ministri più carini.
Non sono politologa, non vedo nei meandri dei partiti, ma dico che qualsiasi alternativa, governo di destra senza lui, governo di centro col trio fini-rutelli-casini, governo tecnico, governo di minoranza con l'appoggio esterno, governo esterno con la supercazzola e scapellamento a sinistra....mi va bene tutto, ma liberiamocene per pietà!!

lunedì 17 gennaio 2011

Povero Silvio.

Mi fa davvero pena. Provate a riflettere un po' su questo assioma (o teorema?): un rispettabile signore ultra settantenne, lavoratore indefesso, elargitore di denaro a piene mani a destra e manca, lasciato dalla moglie, si prende degli innocui, diciamo così, passatempi, cenette allietate da canti e stornelli, circondato da amabile gioventù. In presenza pure di attempati "chaperons" come Fede.
Dov'è la colpa? Ovviamente un bieco stuolo di toghe rosse e talvolta nere, mai rosso-nere, si attacca a queste inezie, per montare casi giudiziari, scandali et similia, al solo scopo di ribaltare un governo. Quel governo gestito con mano ferma e giusta, da un salomonico giudice di pace, un benefattore d'animo tenero, che ama mescolarsi col popolo e dal popolo è stato incoronato e unto (no questo anzi viene direttamente da Dio).
Questa volta davvero, davvero, non ce l'ho con Silvio. Come potrei? Lui non ha mai fatto nulla per mimetizzarsi, né tantomeno celare le sue debolezze, ne ha fatto invece un vanto, una bandiera. Da vero macho italico, sfodera complimenti e barzellette, avance alle leader femmine, ammiccamenti alle fanciulle. E la linea difensiva di cui intende avvalersi, è (colpo di scena!) che è già fidanzato. Forse solo un tantinello patetico, perchè l'atteggiamento da merlo maschio fa pensare a tipi alla Buzzanca più che a lui. Ma insomma non è questo che può far cadere un governo. O no?
Stasera ho sentito Cicchitto che dichiarava in TV che se continuano questi indegni attacchi, bisognerà andare alle elezioni anticipate per tutelare la libertà. Libertà di che???? Stiamo zitti va', non voglio scadere in volgarità.
Eccomi al punto, ormai non è più Silvio che mi fa' indignare....sono i Bondi , i Cicchitto, gli Alfano, i La Russa, etc. etc. Non si può certo pretendere che quelle fraschette di regime, Brambilla, Prestigiacomo, Gelmini & C, si rivoltino e mordano la mano di chi le ha messe lì dove si trovano, e dove MAI e poi MAI sarebbero arrivate senza il benefattore.
Ma quegli altri dico io, non si vergognano neanche un pochino? Con che faccia andranno alle riunioni internazionali, a presenziare summit e cerimonie, al cospetto di altri politici e capi di governo, seri e almeno apparentemente irreprensibili. Sarà mica per questo che ci siamo dati anima e corpo agli incontri con Gheddafi? E non sarà mica che stiamo cadendo leggermente giù di tono con Obama, la Merkel, Cameron e altri?
Con che faccia, un po' così, ed espressione un po' così, continuano a comparire in TV a difendere con parole senza senso e formule di rito ritrito, un personaggio dalle colpe così lampanti da risultare indifendibile. Quale prezzo rende "responsabili" tanti politici così schierati?
Cerco di immaginarmi, ma mi riesce molto difficle, un leader di sinistra alle prese con situazioni analoghe. Il governo Prodi è caduto perchè la moglie di un ministro è stata colpita da un avviso di garanzia. Il ministro si è dimesso, ed era giusto. Ma se avessimo beccato Prodi con le mani nel sacco, anzi sotto le gonne di un fanciulla minorenne, cosa sarebbe successo? Anche se il popolo l'avesse difeso a suon di ovazioni: "W il mortadella che s'è svegliato e scafato", cosa di cui dubito, ci avrebbero pensato i compagni a defenestrarlo subito. Qui non è in gioco la moralità di un leader, né la libertà di fare quel che gli pare, e neppure l'investitura popolare col voto. Se così fosse, la democrazia vuol dire che una volta eletti, si può fare tutto quello che ci sconfifera, in barba a leggi, etica, regole e costituzione? Non è democrazia: è un regime di corrotti.


venerdì 7 gennaio 2011

San Call Center, aiutami tu.

Ad inizio d'anno, tutti fanno voti, auguri, propositi. Non ho molti auspici per il 2011, mi basterebbe avere un po' di salute, non peggio di ora almeno, poi il domani ce lo costruiamo un po' anche da soli.
Dico "un po'" perché ci sono cose che ci sfuggono completamente di mano, anche se spesso è il nostro stile di vita che incide sugli avvenimenti, in altri casi, a noi ignari e soprattutto inermi cittadini, le tegole cascano in testa e non c'è verso di evitarle, né di limitarne i danni.
Nel 2011 mi auguro di avere che fare il meno possibile con i cosiddetti numeri verdi, ovvero con i "call center", e per quanto mi riguarda NON mi sognerò mai più fin che campo, di cambiare gestore telefonico o dell'energia o qualsivoglia stramaledetto servizio sia per telefono, che per e-mail o che altro. Perché son giunta a questa drastica decisione? Perché da ben DUE anni, passo almeno 2 giorni al mese al telefono, oppure scrivo lettere raccomandate, oppure reclamo per e-mail con i gestori di cui sopra, nel vano tentativo di tutelarmi per le inefficienze dei servizi.
La cosa singolare, o forse normale, è che l'odissea di reclami e proteste per avere riconosciuto un mio diritto, non riguarda una unica società o gestore, ma è spalmata a 180 gradi sull'intero territorio nazionale e abbraccia: gestori di telefonia, gestori di energia elettrica, Centro di Assistenza Fiscale, INPDAP ufficio pensioni, uffici del comune, società di recupero crediti, abbonamenti a riviste pagati e non ricevuti...e forse qualcos'altro che al momento dimentico.
E pensare che quei diritti che mi ostino a volere riconosciuti, non sono cose poi così assurde, astruse o opinabili. Si tratta di semplici errori dei citati gestori (che diomio possono succedere a chiunque, non dico di no), ma che correggere, diventa impresa titanica ardua, per non dire impossibile. Esempio: un anno fa' ho cambiato gestore telefonico, ho pagato penali, contributi di attivazione e disattivazione, tutte cose che non mi erano state chiaramente prospettate, ma per evitare seccature e lungaggini ho pagato. Poi scopro che per errore hanno fatto 2 contratti e ora mi mandano 2 bollette uguali, una intestata a mio marito, una a me, per la stessa linea telefonica. Ovviamente ho telefonato subito, i gentili operatori dei call center, con i quali riesco finalmente a parlare dopo mezz'ora di digitazioni varie, e mezz'ora di musichette, mi rispondono sempre che ho ragione, di stare tranquilla, che provvederanno a correggere. Ora dopo un anno mi arriva una minacciosa lettera di una agenzia recupero crediti che mi ingiunge di pagare le doppie bollette emesse per sbaglio...
Altro esempio: a seguito di inefficienze, mancate letture dei contatori, e conguagli troppo esosi, del gestore di energia precedente, nell'ottobre 2009, ho avuto la malaugurata idea di passare alla Enel , che pubblicizza e vanta tariffe fisse bimensili e vantaggi. Risultato: da quella data non ho più ricevuto nessuna bolletta! E nonostante le chiamate di sollecito mensili ancora le sto aspettando, vi lascio immaginare quanto saranno lievitate.
Per non scadere nella piaggeria tralascio gli altri esempi simili, subiti nel corso dell'anno, che riguardano sempre "errori" o distrazioni o trascuratezze di qualche impiegato sciatto, ma che non solo non vengono prontamente corretti e risolti, come sarebbe giusto e opportuno, ma si trascinano sine die, esasperando l'utente, nella fattispecie la sottoscritta, che oltre a sentirsi particolarmente sfigata, ha la sensazione di vivere un incubo kafkiano.
Incubo costituito da molte ore con la cornetta in mano ad ascoltare voci registrate: per parlare digiti UNO, per riascoltare digiti DUE, per mandarci a quel paese, digiti TRE (questo non c'è, peccato!). Nella sfortuna ringrazio il rio destino di essere in pensione e quindi di avere tempo disponibile da buttare in cotale maniera.
Forse è pleonastico, ma mi domando, perché succede tuttociò? Perché se chiamo un operatore, costui passa una carta, oppure scrive sul computer una nota, e tutto rimane come prima? perché non c'è assunzione di responsabilità da parte di nessuno?
Si ha la sensazione di avere a che fare solo con ectoplasmi al di là del filo, voci annoiate con accenti dialettali o stranieri, che formulano frasette di rito prive di alcun contenuto. Esseri privi di identità, tetragoni a suppliche o insulti. Ma la cosa frustrante è che non c'è alternativa, non ci sono più gli impiegati in carne ed ossa da guardare negli occhi e magari prendere per gli stracci. Anche per fare aggiustare la lavatrice, devo chiamare un numero di Roma o di Canicattì, che poi chiamerà il tecnico della mia città, che mi richiamerà per sapere dove abito, e magari è sotto casa.
Tanto varrebbe rivolgersi direttamente a qualche Santo Protettore, magari preghiere e ceri darebbero risultati migliori e più solleciti.