lunedì 29 settembre 2008

Il fascino discreto della borghesia.


Ormai drogata dal cinema quotidiano su sky, parlo solo per esempi filmografici, e del resto devo ben mettere a frutto il canone di 37 euro mensili!
La citazione in realtà, ora che ci penso, non è poi così azzeccata. Nel film di Bunuel si mette in evidenza in modo grottesco l'ipocrisia di una borghesia valida in quegli anni. Oggi questa borghesia non c'è più più, come non c'è più il proletariato, e proprio da queste considerazioni semplicistiche dovrebbe partire l'analisi sul fallimento della sinistra e sui "nuovi ideali" che dovrebbe incarnare per resuscitare. Potrei con più pertinenza parlare del libro "il mostro mite" di Raffaele Simone che disserta sul "Perchè l'occidente non va a sinistra". Delle affermazioni dell'autore cito ciò che mi ha colpito «Da tempo in Occidente la sinistra nelle sue diverse forme arretra e i suoi prin­cipi fondamentali sono ovunque sotto attacco o in declino». Quindi si può correre alla conclusione: oggi «una posizione di sinistra è fragile e oscillante: aderirvi è costoso (ri­chiede sforzo e rinunce), permanervi è arduo (arriva a richie­dere perfino il rimodellamento della propria vita), uscirne può essere una tentazione». In pratica la tesi di Simone è che l'essere di sinistra è contronatura, la naturale propensione dell'uomo va verso destra, come nel bambino l'istinto porta all'egoismo, all'aggressività, alla ricerca del primitivo soddisfacimento dei propri bisogni, anche a discapito altrui, e solo col crescere l'educazione e la prevalenza del super-io, formeranno l'uomo verso il civile e il sociale. L'attuale aspetto della politica invece fa riemergere i nostri lati più primitivi, e gli ideali di "sacrificio" non pagano più. Quel che attira è il facile, il felice, il "FUN" inteso come divertimento. Infatti questo è il messaggio mediatico che la TV ci trasmette, e che il popolo delle libertà raccoglie. Come si fa a votare un partito che invece ci promette lacrime e sangue, tasse e ICI, che maltratta i placidi "bamboccioni" ben protetti nel caldo calore delle famiglie, ed esorta a pagare le tasse ed evitare i consumi sfrenati? Che ci frega del cuneo fiscale e del debito pubblico, concetti vaghi, quando invece della funerea sinistra proposta di «miseria, terrore e mor­te», la TV ci propone il sorridente giovanilistico nonno Berlusca che racconta barzellette e ostenta ottimismo da tutti i pori? Da un lato la apoteosi dell'immagine venduta e consumata come un bene, la sicurezza della difesa dei propri guadagni e privilegi, dall'altro il contronaturale spirito di sacrificio per favorire il collettivo a discapito del privato. A chi piace? Nemmeno più ai cattolici. Ci vuole un urgente restyling, ben più profondo e radicale di una generica faccia buonista veltroniana.

Il fascino sottile dell'uomo forte.


Qualcosa non torna: i dati dicono che durante il governo Prodi la ripresa era in crescita, il debito pubblico in calo, cuneo fiscale alle imprese programmato, e la popolarità sottozero. Governo Berlusconi: crescita in caduta libera, prezzi in salita, tagli a pensionati, scuole, università, ricerca e sanità. Provvedimenti anti-precario,(non anti precariato!), pugno di ferro contro dipendenti pubblici, e popolarità alle stelle. Come mai? Cosa c'è che alimenta questo consenso al governo attuale, nonostante il disagio tangibile dei cittadini? Non credo possa solo essere il piano per la sicurezza di stampo AN, o il risveglio anti-immigrazione della Lega. Sicuramente questi temi fanno la loro parte, ma credo che siano due i punti fontamentali che creano consenso al PDL: 1) l'ostentato decisionismo autoritario del leader 2)la totale "assenza" dell'ombra di partito che dovrebbe fare opposizione seria.
Come risolvere questo tragico andazzo? Non ho ricette, anzi ce l'avrei, ma non sono applicabili. Bisognerebbe agire sulle teste degli italiani, inculcando loro l'educazione all'idea democratica che è meglio risalire una china con le proprie forze, diffidando dell'uomo forte che "risolve" i problemi per te. Storia docet: il grand'uomo dal piglio deciso e mascella volitiva che ci traccia il solco su cui dolcemente scivolare senza intoppi, potrebbe prima o poi rivelarsi una tragica illusione, che trascina alla rovina i docili seguaci. La nostra democrazia evidentemente è ancora immatura, non abbiamo un passato di rivoluzione francese, oppure semplicemente siamo noi, italica gente, fatti così. Una "rieducazione" in tal senso è un processo troppo lento e quando si hanno 61 anni...non c'è tempo per vedere realizzate queste utopie. L'altra più facile, veloce, praticabile via sarebbe un governo democratico alternativo che sapesse trovare le motivazioni di una opposizione senza mezzi termini, che focalizzi gli errori altrui e riesca a coagulare un consenso, con richiami che allettino il popolo, con un vessillo da seguire, una carota qualunque che incentivi il gregge a seguirlo.
Ad esempio, io sono favorevolissima all'alta velocità, ma se la popolazione manifesta in blocco una avversione a ciò, allora bisogna cavalcare quest'onda e non fare come il governo scorso TAV SI-NO-NONLOSO. Si vogliono i PACS o come cavolo si chiamano? E PACS siano, si fanno e basta, non si traccheggia con l'altalena, catto-progressista un giorno si, uno no. Un po' di chiarezza non guasterebbe, e in conclusione, non sarebbe tanto difficile ad un partito (ipotizziamo come il PD) affidarsi a qualche società specializzata in indagini di mercato. Per piazzare il proprio prodotto, il primo passo è capire se è gradito, eventualmente si fa' una campagna pubblicitaria per promuoverlo.

sabato 27 settembre 2008

Meditazioni su la parabola del convito.


"Un uomo organizzò un ricevimento. Quando ebbe preparato la cena, mandò il suo servo a invitare gli ospiti. Il servo andò dal primo e gli disse, 'Il padrone ti invita.' E quegli disse, 'Ci sono dei mercanti che mi devono dei soldi, e vengono da me stasera. Devo andare a dargli istruzioni. Lo prego di scusarmi ma non posso venire a cena.' Il servo andò da un altro e disse, 'Il padrone ti ha invitato.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una casa, e devo assentarmi per un giorno. Non avrò tempo per la cena.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Un mio amico si sposa, e devo preparargli il banchetto. Non potrò venire. Lo prego di scusarmi se non posso venire.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una proprietà, e sto andando a riscuotere l'affitto. Non potrò venire, Lo prego di scusarmi.' Il servo ritornò e disse al padrone, 'Quelli che avevi invitato a cena chiedono scusa ma non possono venire.' Il padrone disse al servo, 'Vai per la strada e porta a cena chiunque trovi.'
Acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio. Perchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti" Matteo 22:1-14

lunedì 22 settembre 2008

Siamo Italia?


Da tempo volevo affrontare questo argomento piuttosto impegnativo, ma son stata preceduta alla grande con l'articolo comparso recentemente su Limes: "Trieste dentro o fuori l'Italia?" Ovvio che non posso certo confrontarmi con l'illustre autore di questo interessante ed esauriente pezzo, sono mooolto più sottotono e dalla mia piccolissima postazione di confine mi domando "Padriciano è ancora Trieste ?". Qui le scritte dei cartelli segnaletici non sono tutte bilingui e una delegazione locale ha protestato, quando all'apertura di una nuovo raccordo, sono state messe solo in italiano. Do loro ragione, perchè molti sloveni passano di qui e potrebbero non sapere l'italiano, quindi sicuramente sarebbero più utili dei pleonastici cartelli in friulano. In realtà mi ha lasciata un po' interdetta la frase "A casa nostra vogliamo le scritte anche in sloveno..", e da ciò la domanda che mi faccio io, su dove sia locata Padriciano. Dall'articolo succitato traggo: "è ancora Italia dunque Trieste? Paolo Rumiz dice che, sappiatelo, l'Italia, finisce a Mestre" Ed io penso che Trieste finisce a Cattinara, sulle pendici dell'altipiano triestino. Già, perchè basta spostarsi un po' neanche tanto lontano, in veneto ad esempio, e già mi domandano se casa nostra è ancora in Italia. Vorrei rispondere "NO!", e dimenticarmi l'alitalia e il berlusca e la CAI, invece ahimè siamo Italia, e siamo addirittura comune di Trieste, ma in un territorio con una nutrita minoranza slovena, anzi direi una maggioranza, e minoranza qui siamo noi triestini (o furlani o peggio taliani) usurpatori dei campi qui attorno vendutici a caro prezzo dai "traditori" proprietari terrieri autoctoni, dai nomi chiaramente sloveni, che per il vil soldo hanno ceduto la loro madre terra per l'indegna costruzione di villette a schiera.
La cosa non è sempre indolore, i venditori sono malvisti dagli altri residenti e tanto più i compratori, infatti noi appena insediati, con la casa ancora fresca di malta, abbiamo ricevuto dal confinante un avviso di convocazione in tribunale (noi e il costruttore), rei di aver strappato dell'edera dai muretti semicrollati di recinzione, allo scopo di rimetterli in sesto, con l'ausilio di un po' di cemento, ma solo dal nostro lato, perchè qui si vuole che i muretti siano rigorosamente a secco. Lo scherzetto ci è costato 1000 euro, di cui ha beneficiato un azzeccagarbugli, solo per presentare le carte che attestavano quanto noi fossimo in regola col comune, col piano regolatore, con i pagamenti dei balzelli vari e con le norme per la tutela ambientale. Il costruttore, che ha sborsato altri euro, quali rimborso per il disturbo che il querelante si è preso, già aduso ad altre esperienze simili, ci ha confortato dicendo che si tratta di una specie di "penale" che noi intrusi dobbiamo pagare per avere il privilegio di insediarci qui.
A parte questa ostilità preventiva, ormai la nostra presenza è accettata, e anzi si chiacchiera con i vicini da un muretto all'altro delle relative coltivazioni di rape e broccoli, con scambi di sementi e ortaggi, o della jattura di una gru che hanno appena montato aldilà del vigneto confinante, per costruire altre maledette villette.
Alla fine per noi apolidi (friulo-marco-tosco-piemontesi), stare qui o in un paesetto della bassa friulana è circa uguale, se vogliamo inserirci dobbiamo adeguarci ai locali che sono insediati e radicati da tempo nel territorio. L'unico handicap è che mentre oramai capisco il friulano, lo sloveno...no. E di questo mi dolgo, perchè invece sarebbe carino saper dire 2-3 parole dal panettiere o dal parrucchiere, o quanto meno capire un po' cosa dicono loro quando cortesemente si rivolgono alla clientela slovena.
In sintesi personalmente penso che ogni vicinanza e mescolamento di culture e abitudini (e lingue) diverse sia un arricchimento, e sono contenta di abitare sul confine, forse ragiono così perchè non ho vissuto qui gli anni difficili del dopoguerra, con tanti nodi irrisolti, la zona A e zona B, e il filo spinato. Benchè ancora trenta anni fa' quando già vivevo a Trieste, un po' di tensione si percepiva, e c'era parecchia intolleranza per gli "sciavi" che invadevano il mercato. Al confine poi la milica con la stella rossa sul berretto infondeva un certo disagio. Segnalo questo significativo episodio dell'epoca. Stavamo transitando io e Gianni come ogni settimana al valico di frontiera dopo la spesa di carne e benzina, e il doganiere d'oltreconfine,come a volte succedeva, si è messo a scambiare due chiacchiere con noi. Inopinatamente Gianni ad un certo punto ha detto, riferendosi al suo stato: "Yugo". Il doganiere è diventato livido e con stizza ha sottolineato che il suo paese si chiama Yugoslavia e non Yugo. E ci ha ribadito che a noi non sarebbe piaciuto se altri avessero chiamato "ITA" quella che noi chiamiamo Italia.

domenica 14 settembre 2008

Souvenir de Lourdes.

Forse non esistono più, ma quando sono andata a Lourdes nel 1956 (anno più anno meno non ricordo bene), vendevano delle bottiglie di vetro a forma di madonna, con un tappo non a corona, ma a forma di corona, contenenti l'acqua benedetta. Questa bottiglia, le medagliette di alluminio smaltato, e le pasticche di menta con l'immagine della madonna, i sassolini di zucchero e acqua benedetta, erano i souvenirs più gettonati, oltre alle solite coroncine di rosario e immaginette. Questa bottiglia esercitava su di me un fascino particolare. La statuetta contenitore troneggiava in camera dei miei genitori su un comodino gremito di santi e quadretti sacri, e mi era vietato severamente toccarla e prelevare l'acqua, non so perchè, forse era riservata a situazioni di emergenza. Dopo diversi anni, ormai sfoltito l'esercito di altri simulacri meno importanti, la madon-bottiglia ormai rimasta sola, aveva generato a livello dei piedi e relativo piedistallo un limo verdastro, algoso, e muovendola su e giù, dato che il liquido era un po' calato (evaporando), faceva un effetto tipo quelle bocce contenenti monumenti o figure, su cui cade la neve, qui invece cadeva un pulviscolo verdolino e filamentoso. Perchè racconto questo? Perchè voglio spiegare quanto sia vero che l'acqua di Lourdes è miracolosa. E me ne sovviene proprio ora che il Papa è lì a testimoniare la validità del luogo, del pellegrinaggio, e dei miracoli. L' esperienza miracolosa di cui vado a parlare è relativa al mio primo anno di liceo, anzi quarta ginnasio, come si chiamava allora. Si dà il caso che io non brillassi nè in latino, nè in greco. I compiti in classe erano un vero incubo, quelli di greco poi in particolare, per cui ci erano concesse ben 4 ore per la decifrazione di un testo geroglificato alla lavagna dal prof più arcigno che si possa immaginare. Dopo un ennesimo votaccio, con l'avvicinarsi della fine del trimestre e l'avvento della pagella, ormai prossima alla disperazione, valutata l'emergenza alla vigilia del compito, presi la drastica decisione di ingollare un buon sorso dell'acqua di cui sopra (e non mi pare di averla lasciata decantare). Il compito? non me ne ricordo, ma penso male come al solito. In compenso, non ho avuto nè vomito nè diarrea, non è miracolo?

martedì 9 settembre 2008

Cum grano Salò.

Visto come si stanno mettendo le cose, consiglio a chi non lo avesse già fatto, di documentarsi su questo simpatico SITO, tutto dedicato alla Repubblica di Salò, con tanto di iscrizione, forum, gadget e cena sociale (o nazional-sociale). Non lo so esattamente, ma forse agli iscritti saranno dati gagliardetti e distintivi che si potranno esibire, d'ora in poi, per evere accesso ai concorsi per posto di maestro unico. E' ancora in dubbio se serviranno per non essere licenziati dall'Alitalia. Per soli 50 euro poi si può comprare un accappatoio nero con aquila ricamata (wow, ci penserò per regali chic a natale).
Leggo questo commento all'exploit di La Russa su un forum di Repubblica:"se dobbiamo onorare i partigiani senza distinguo tra eroi e stupratori e assassini allora è giusto onorare anche i soldati di Salò!!! se ci sono deficenti (scritto così n.d.r.) con la maglia di CHE GUEVARA che era un criminale e altri che inneggiano a FIDEL (riconosciuto come un criminale da tutti i paesi e accusato di crimini contro l'umanità) allora si possono anche onorare soldati di una repubblica che ha avuto un passato di onore e di crimini! la storia è già scritta e non la riscrivono i comunisti come non la riscrivono i fascisti,va solo letta e riportata per quello che è stata,se no possiamo continuare con le buffonate! p.s. ci sono anche dei"partigiani" che non hanno mai fatto un giorno di guerra nè di militare e che furono DISERTORI ma che ora percepiscono pensioni e onoreficenze solo perchè di sinistra!"
Ebbene or mi s'impone un ulteriore distinguo in risposta a questo scellerato commento: in primisi (come dice Camilleri) chi va' in giro con la maglietta del CHE non siede in parlamento, dove è noto si indossano altre magliette, e dove non si dovrebbe fare d'ogni erba un fascio. In secundis, è vero che anche tra partigiani e
antifascisti ci son stati assassini e stupratori, la guerra porta con sè questo stracisco di tragici eventi, ma il punto è: chi ha voluto la guerra? E noi italiani di cosa dobbiamo fare "mea culpa"? Di un ventennio di dittatura e ideologia violenta razzista e autoritaria , o andiamo a sindacare su quanto avviene a Cuba e in tanti altri posti dove ci sono dittatute di destra e sinistra? Da combattere giustamente sì, ma dopo esserci tolti i nostri travi oculari. Un conto è morire per difendere un ideale di libertà e domocrazia, pur con errori e limiti, un altro per difendere una scelta che la storia e il mondo tutto hanno poi condannato! Magari tra un po' onoreremo anche chi muore nel corso di una azione criminale. Di questo passo si onoreranno i martiri-teppisti morti allo stadio durante delle azioni vandaliche....Ci vorrebbe un po' piu di sale (e meno salò) in zucca.

venerdì 5 settembre 2008

Meno 5 giorni al collasso!

C'è poco da stare allegri, tra 5 giorni, a partire da oggi collasseremo dentro questo buco "niro niro commacchè" per dirlo alla napoletana. Come preannunciano i nostradamus catastrofisti, quali l'emerito professor Otto Rossler, biochimico tedesco che ha fatto ricorso alla Corte Europea riguardo l'inizio del test che si terrà presso il CERN, centro di ricerche nucleari di Ginevra. Il test in questione il 10 settembre consisterà nell'azionare il più grande acceleratore di particelle mai costruito dall'uomo, con i suoi 27 chilometri di pista ad alta velocità per particelle subatomiche, e genererà una temperatura 100mila volte più alta di quella che esiste al centro del sole. Il tutto per ricreare in laboratorio un evento fisico che ricordi il "big bang" e capire un po' da dove veniamo, chi siamo, perchè esistiamo etc etc. Strano che il Papa non abbia ancora detto la sua su questo argomento. Eppure ha già di nuovo recentemente sentenziato contro l'evoluzionismo darwiniano e contro la morte cerebrale, che non è più il giusto parametro di valutazione di morte (e quale allora? non ci è dato saperlo, forse un fumetto a forma di anima che s'invola dalle labbra del cadavere).
A questo proposito m'è d'obbligo aprire una parentesi, perchè già nel lontano '67, o '68 giù di lì, ebbi a dissertare sul giornalino parrocchiale di Vercelli "La Sesia", io studentessa in biologia
fervente ammiratrice di Barnard e dei suoi primi trapianti, contro l'oscurantismo allora vigente che faceva apparire l'espianto di organi una specie di truce pratica a metà strada tra Frankestein e Granguignol, per esperimenti infernali di qualche scienziato pazzo. Acqua passata, si potrebbe pensare, e invece ecco che ci siamo di nuovo, dopo 40 anni a dover dissertare sullo stesso argomento. Nel frattempo mi è venuta meno l'eloquenza ed una grande stanchezza fatalista dovuta forse all'età, mi spinge a guardare con commiserazione, il manipolo di papisti che si accalora su queste beghe di cui palesemente non capisce un acca, e parla per dar fiato alle trombe (angeliche?), e penso:"non ti curar di loro ma guarda e passa..." E speriamo che altrettanto facciano gli scienziati. Ovviamente finchè un editto berlusconiano (o democristiano) non metta fuori legge in italia il trapianto d'organo, cosa possibilissima, visti i precedenti con la fecondazione assistita e la ricerca sulle staminali embrionali.

Ma tornando al buco nero devo dire che mi stupisco, data l'ignoranza dilagante e la piaggeria dirompente, che se ne sia parlato così poco. Strano che la RAI non abbia affidato al primo ricercatore del CNR, nonchè primo porta sfiga, il nostro caro Mario Tozzi, un evento in prima serata, con la diretta del buco che ci inghiotte pian piano, per colpa di quei maledetti (oh si davvero maledetti, lo so!) fisici particellari che nel loro covo in svizzera architettano una catastrofe solo per fare una pubblicazione o due..che nessuno leggerà, neanche se il buco non ci inghiotte. E pensare che di cose simili ne ha già parlato quel genio di Dan Brown che in"Angeli e Demoni",
il sequel de "Il codice Da Vinci", un capolavoro d'idiozia, dove ci mette in guardia da quanto si combina a Ginevra.
Non tutto il male vien per nuocere, dai! Prendiamola positivamente, pensate a quante cose potremmo fare ancora in questi 5 giorni risicati che ci restano. Ad esempio sputare in un occhio al capo o nostro superiore o nemico potente, vomitandogli in faccia quello che pensiamo di lui/lei (è peccato essere in pensione). Oppure darci alla pazza gioia spendendo e spandendo fino all'ultimo euro, ovvero strafogarci di cioccolato e gelato alle 4 panne senza senso di colpa per il colesterolo. E tante altre cose così.