venerdì 9 settembre 2011

Ma la vita è tutta un quiz?

Quando andrete da medico nel futuro prossimo venturo, se il medico è abbastanza giovane, potrete amabilmente conversare con lui di letteratura, chiedergli di fare un analisi di un testo, e potrete perfino farvi aiutare a risolvere un quizzino matematico che da giorni vi fa' impazzire (del tipo se ho 10 palline bianche e 7 nere in un cassetto, pescando tre volte alla cieca che probabilità avrò di pescare una pallina bianca?).
Se poi vorrete pure una diagnosi e una cura corretta, allora la musica cambia.
Mi riferisco ai test di ingresso alla facoltà di medicina, che com'è noto da alcuni anni è a numero chiuso, e per accedervi bisogna superare un test da fare invidia agli incalliti ed accaniti appassionati di enigmistica e definiti nell'ambiente come "solutori più che abili". Se non ci credete cliccate QUI e provate a risolvere qualche quiz.
Vi assicuro, che io pur piccandomi di essere bravetta nell'enigmistica, ho avuto qualche difficoltà.
Certo trattandosi di test di ammissione ad una facoltà è ovvio che non possono esserci domande molto specifiche riguardanti quella facoltà, nella fattispecie di medicina, se no che senso avrebbe andare a studiare medicina? Infatti le domande riguardanti il concetto di "dolore", o sul cancro, o di genetica, sono volutamente generiche e più risolvibili col buon senso o la logica che con una conoscenza medica. Questo va benissimo. Ma che c'entra la data di nascita di Pirandello, o quando furono scritti "I Malavoglia" o qual'è la più popolare opera di Puccini? D'accordo che il medico deve essere una persona di cultura, e che sarebbe auspicabile avesse letto e scritto sufficientemente, tanto da essere in grado di capire ciò che gli espone il paziente, e anche e soprattutto di sapere parlare con lui in modo chiaro, corretto, gentile e col dovuto tatto.
Ma a preparare un medico così dovrebbe innanzitutto pensarci la scuola secondaria, un liceo come si deve e come era ai tempi miei, quando ti rilasciava l'ambita maturità, voleva dire che di sicuro sapevi tutto di Pirandello, Ungaretti e Manzoni, oltre che matematica, chimica, storia e scienze, tuttalpiù  c'era qualche buco di musica e di arte...
Questa "scrematura" che si fa oggi per accedere all'università "puzza" molto di copertura per qualche falla della scuola superiore, perciò se sei stato fortunato o sei bravo o hai avuto il privilegio di frequentare una scuola di buon livello sei favorito. Si può obbiettare che è necessario un accesso limitato all'università, per garantire un migliore livello di preparazione, e per sfornare un giusto numero di laureati non in eccesso rispetto alla richiesta.
La realtà dice che  quest'ultimo assioma viene poi puntualmente disatteso, infatti ci sono un sacco di medici, architetti e biologi a spasso. Inoltre siamo sicuri che questo tipo di selezione sia efficace a scegliere i più idonei alla tal professione?
Potrei elencare alcuni esempi in campo medico, dalla mia sfera personale, che sicuramente dicono che la risposta è no.
Dal bravissimo medico anziano pieno di esperienza che per diletto ha provato a fare il test ed è risultato clamorosamente bocciato, al figlio di miei conoscenti di umile estrazione, che a dispetto della vocazione ha fallito per ben 5 volte, diventando alla fine un ottimo infermiere, alla figlia di altri conoscenti anch'essi medici, diligente e studiosa che ha superato brillantemente, e poi al primo impatto pratico è svenuta davanti ad uno sconcertato paziente.
E' chiaro che i test di ammissione così concepiti sono una selezione sulla base del censo dello studente. Quello che ha frequentato la scuola più "in", o che viene da una famiglia più colta è favorito. Altrimenti bisogna contare sul fattore "lotteria". "Wow, che fortuna! Ho vinto un posto da studente alla facoltà di medicina!"
Quindi come rendere efficaci queste selezioni, se debbono proprio essere fatte? Ma è semplice! Per una Darwiniana come me, nulla è più efficace della selezione naturale.
L'accesso alla facoltà dovrebbe essere libero, si dovrebbero poi mettere degli sbarramenti sul numero di esami obbligatori da superare entro il primo anno, il secondo e così via.
Niente trascinamenti di esami del primo anno fino al quinto e stravaccamenti fuori corso per decenni. Anche qui però c'è un ingiustizia di base, si dirà, e gli studenti lavoratori?  Allora pensiamo a qualche escamotage per gli studenti meritevoli, ma poveri, se devono lavorare che sia un lavoro protetto, e meglio ancora cerchiamo di fornirgli borse di studio adeguate. case agevolate, trasporti gratuiti.

In quanto poi alla preparazione che il futuro medico, biologo o ingegnere acquisirà durante gli anni accademici, questo è un altro post!

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