venerdì 29 agosto 2008

Gostilna na Vagi experience.

Voglio parlare dei "sapori di confine", esatto, proprio quelli che si gustano qui sull'ex-confine italo sloveno a Basovizza, o meglio Bazovica paesetto con più trattorie di case, sede di sagre e ritrovi gastroenologici cultural popolari. Per uno caso fortuito o per rendere fede al detto "quant'è piccolo il mondo", il mio consorte, nella recente vacanza-riunione di ex-marinaretti a Porto San Giorgio, ha avuto indicazione da un suo amico friulano di quanto bene si mangi il pesce a pochi km da casa nostra, appunto a Basovizza nella locanda "Alla pesa" sottotitolo "Gostilna na Vagi".
Di ritorno dall'Olanda col frigo vuoto abbiamo pensato di farci un escursione. Fallimento: la trattoria, molto piccola in verità, era al completo. Qualche sera dopo, esasperati dalla ricerca estenuante di una pizzeria, che di lunedì son tutte chiuse, come i barbieri, abbiamo ritentato alla gostilna in questione, che abbiamo trovato rigorosamente chiusa per ferie fino al 26 agosto.
Stuzzicati ormai sull'orgoglio del chi dura la vince, ieri nuovo tentativo attorno alle 15 pomeridiane, di passaggio abbiam pensato di fermarci a prenotare per la sera. Il cartello perentorio sulla porta sbarrata recitava: chiuso dalle 14.30 alle 19. A casa, ormai abbastanza depressa, ho provato a telefonare, senza contarci molto. Invece con sorpresa mi ha risposto l'energica voce maschia del proprietario Darko che ha preso nota della prenotazione, chiedendo se era la nostra prima volta. Alla mia risposta affermativa ha avvertito che avrebbe fatto lui un menù di benvenuto.

Così è stato: antipasti freddi costituiti da carpaccio di salmone e spada, alici marinate, filetto di cernia pure marinato, insalata tiepida di polpo, "prosciutto di tonno", sarde in savor, e strudel di cozze e bianchetti. Credo di non aver dimenticato nulla...o forse si, perchè qualcosa è stato spazzolato dal coniuge prima che potessi catalogarlo. A seguire, antipasto caldo di crostacei, cozze, capesante, capelunghe, canestrelli, spadellati con un appetitoso sughetto (non gratinati ci ha sottolineato Darko). E già qui il "buco" di vorace appetito era circa colmato. Anche perchè avevamo già attaccato la seconda bottiglia di Tocai del collio, non filtrato e profumatissimo. Invece il padrone, dopo una lezioncina sulla differenza fra scampi, gamberi e mazzancolle, ci ha comunque servito il piatto di grigliata costituito appunto da mazzancolle già pulite, un astice diviso in 2 e filetti di branzino su un letto d'insalata di patate e radicchio.
Il dolce imposto e non richiesto era una pasta crema in versione chic e un altro dolcetto con frutta caramellata. Secondo Gianni non era all'altezza del resto, ma per me si.
In chiusura il "ramazzotti croato" come Darko ha definito il Pelinkovec, e un liquorino di frutti di bosco su base di terrano.

La festa distruttiva è terminata con una passeggiatina in giardino nel vano tentativo di smaltire la sbornia, ma con il solo risultato di assorbire l'umido serotino e risvegliarsi con mal di gola, ossa rotte, lingua impastata e tipico cerchio alla testa post-alcolico. Però meritava.

Altri sapori al prossimo capitolo.

mercoledì 27 agosto 2008

Piagnistei all'ora di cena.


Ogni sera nel TG sia nazionale che regionale c'è il pezzo sul rincaro. Le prefiche di turno nella TV di stato (da non confondere con le stra-fiche, quelle sono solo su mediaset) annunciano dolenti la corsa ai prezzi, la pasta ai massimi storici, la frutta e verdura d'oro, il caro-libri di scuola, l'aumento della benzina, e che le famiglie non ce la fanno più e via piangendo. Pochi minuti dopo c'è il servizio sugli esodi, i vacanzieri, le sagre, con visioni più rosee della italica vita. Arrivano poi gli spot pubblicitari, dove invece lo spaccato di vita quotidiana s'impenna in un quadro molto più idilliaco. Auto da sogno a rate minime, sorridenti assicuratori che ci tutelano da ogni evento catastrofico, casalinghe in tiro, che spazzano cucine megagalattiche di almeno 50mq. Le tariffe telefoniche, di internet e delle pay-TV poi sono il massimo della realizzazione dei sogni! Sono spacciate come GRATIS, regalate, qual fosse da pazzi non approfittarne. Nel caso in cui però, dopo l'intontimento pubblicitario, si voglia andare vedere nel dettaglio queste promozioni, ad esempio le tariffe e i piani telefonici dei cellulari, intanto bisogna avere almeno 2 lauree per riuscire a districarsi tra "più parli più ti ricarichi", "attiva le maxi card", "parla da tutti i fissi con tutti i cellulari, meno quello che ti interessa", e dopo molto impegno, appunti e calcolatrice alla mano, si scopre che ti danno messaggeria gratis, o telefonate a prezzi ridotti solo se fai l'attivazione della promozione, che costa mediamente 10 o più euro al mese, e le promozioni son valide per poco. Cioè alla fine spenderei molto di più di quello che spendo di solito. Idem per i gestori di telefonia fissa, i vari "tutto compreso" et similia, sono pacchetti fatti per chi spende di solito molto, o per chi incomincia a spendere dopo che ci è cascato. Si ha la sensazione che i consumatori siano una massa di deficienti che "credono" alle clamorose bufale proposte senza informarsi, né valutare pro e contro. L'altroconsumo denuncia invece rincari del 100% sulle tariffe di Tim e Vodafone. E anche con gli altri gestori non è facile capire cosa fare, non dico per risparmiare, ma almeno per non spendere di più. In generale a parte questo esempio, tutto sembra spingere a consumare sempre di più beni di cui si potrebbe anche fare a meno. Che è pura follia nel momento in cui si dice che i beni di prima necessità sono rincarati. Racconto ciò che di recente mi ha fatto imbestialire, cioè la comunicazione di Sky, che agli abbonati, come me, annuncia che da settembre ci sarà un aumento di 7 € al mese, e fin qui va bè, bisogna ingoiare.. in autunno rincara tutto..Ma che generosamente mi vogliano far credere che tale aumento sia una agevolazione, poi mi pare troppo! Testualmente: "Da oggi, se sei già abbonato, SKYHD è incluso nel tuo abbonamento. Non paghi nessun canone e risparmi 7€ al mese! Se vuoi conoscere i costi di attivazione, clicca qui." E cliccando vedo che l'attivazione all'alta definizione (HD) costa 99 € , ma l'aumento di canone è zero, per forza anche se non attivo, hanno aumentato a tutti da 32 a 39 euro (+7 €), quindi se voglio beneficiare di questi 7 € di aumento (che loro chiamano risparmio!!!) devo attivare l'HD cioè 99 € una tantum, ma soprattutto devo comprarmi l'apparecchio TV HD, e poi i canali sky che trasmettono in HD sono solo uno per il pacchetto cinema , uno sul pacchetto sport, che non ho! Morale 7 euro in più al mese senza nessun beneficio, ma dovrei credere invece che mi regalano...Dov'è l'antitrust? dove sono i garanti del consumatore?? Ehi dove sieeeteee?? Ecco perchè sul pianto greco sbandierato nel TG non ci credo molto. O meglio credo che i costi siano lievitati e la crisi attanagli le famiglie di lavoratori dipendenti, ma credo anche che non si operi nessun tentativo di freno reale, né di educazione al consumo responsabile. Intanto com'è come non è (che strano) da quando è al governo Berlusconi i prezzi al dettaglio si sono impennati..anche se devo ammettere che nemmeno nel miserrimo biennio del centro-sinistra si è fatto molto, a parte il vano agitarsi di Bersani, subito messo all'angolo da taxisti e barbieri, ma almeno si faceva un debole tentativo di combattere l'evasione e il ladrocinio, cose che ora invece sembrano aver ripreso vigore.

sabato 23 agosto 2008

Hortus.

Durante la vacanza ad Amsterdam ho visitato l'Hortus botanicus, avendo già visto nelle visite precedenti sia il Rijksmuseum che il museo di van Gogh, molto belli e neanche eccessivamente stancanti, e finanche il museo del mare. In questa occasione potevo scegliere tra il Tropen museum, di carattere antropologico geografico con le ricostruzioni degli ambienti coloniali (next time), la casa di Anna Frank, subito esclusa visto che ha delle scale in tipico stile nederlandese, cioè con pendenza quasi a perpendicolo, lo zoo e l'orto botanico. Ovviamente ho scelto quest'ultimo. Ho letto che è uno dei più antichi d'Europa e anche uno dei più piccoli. E' stato fondato nel 1638 come orto medico, un vivaio di piante medicinali per medici e farmacisti, in seguito gli esploratori olandesi lo rifornirono di piante esotiche e rare. Dopo una camminata lungo il viale "Plantage" che costeggia gli istituti universitari di botanica e zoologia, che mi ricordano Pavia, finalmente si apre un piazzale con un cancello aperto, ma senza biglietteria (e lì doveva nascermi un sospetto) che accede ad una zona verde alberata. Entriamo pensando di essere arrivati, e dopo un giro sconfortante tra coppie stese nell'erba, già brontolando "ecco questi olandesi, son capaci di venderti per orto botanico un giardinetto pubblico neanche ben tenuto", alla fine, con i pochi neuroni sessantenni rimasti, ci accorgiamo che quello è proprio un giardinetto pubblico e l'entrata dell'Hortus è poco più avanti, con tanto di scritta sopra (e con ovvia cassa per il biglietto di ingresso). Meglio tardi che mai. La prima impressione è stata che l'hortus del mio amico Mario, che ho avuto il privilegio di visitare recentemente, contasse molte più specie, con la sola differenza di essere prive di cartellino. Ed anche il mio giardino, risulta infestato da un notevole numero delle erbacee (Gianni le chiama erbacce) lì accolte e in aiuolette ordinate: quali Lysimachia vurgaris, Cichorium intybus, Verbascum tapsus anche detto tasso barbasso, Vinca minor, e Hieracium umbellatum (quello della foto). Queste le spontanee che crescono qua e là nel mio prato, poi ci sono quelle che abbiamo comprato, come alcuni geranium, gentiana, potentilla, leontopodium alpinum, thimus, aquilegia eccetera alloggiate nel giardino roccioso, e poi ci sono quelle da seme, ornamentali che di anno in anno mi diletto a variare, e che poi ricrescono da sole, calendula, gypsofila, viola tricolor, myosotis, insomma mi vien voglia di cartellinare un po' di piante e poi far pagare l'ingresso ai visitatori pure nel mio giardino. Anche le serre piccole con le succulente, a parte quella particolare con le farfalle, non hanno molto di più della mia collezione di piante grasse. Invece alla fine la visita è stata riscattata da una grande avveniristica serra, a volta molto alta, con un incredibile ambiente umido e soffocante, a tre climi con piante subtropicali, tropicali e dei deserti; una altra serra monumentale per le palme con una cicadea di oltre 300 anni che si dice sia la pianta in vaso più antica del mondo, pare che nel 1999 sia addirittura fiorita, un evento eccezionale.

giovedì 21 agosto 2008

Stragi da spostamento.

Una delle ragioni per cui detesto viaggiare è il rischio di incidente. Nessun mezzo di trasporto ne è indenne, neanche quello considerato più sicuro, l'aereo, come dalla cronaca di ieri. Ma il più insicuro è senz'altro l'automobile, e in particolare viaggiare in automobile nelle nostre autostrade invase da mezzi pesanti. Questa situazione è per me fonte di continui rimunginamenti e vani mugugni. Non ci sono possibilità di proteste, di girotondi, di referendum, perchè? Eppure è una cosa che ci riguarda tutti molto da vicino, e ci sarebbero molte possibilità per rendere più sicure le strade. A parte i controlli, le cinture, le misurazioni di tasso alcolemico, e altri fuochi di paglia che sembrano seminare terrore tra i guidatori per pochi giorni e poi passano nel dimenticatoio col consueto menefreghismo italico, si potrebbero mettere in atto misure molto più efficaci, specialmente nelle autostrade. Non mi so capacitare ad esempio del perchè in italia, una penisola lunga e stretta con una dorsale montana difficile da percorrere con strade, ma con tanto mare attorno e porti che potrebbero fornire egregiamente servizi marittimi, non si sia MAI dico mai, nemmeno ipotizzato un trasporto di merci per nave. E quei maledetti camion che intasano in lunghe file il nodo di Mestre, di Roncobilaccio, di Salerno-Reggio, perchè diamine non si caricano su treni navetta per dare un po' di respiro al traffico? Perchè poi lasciamo passare tutti sulle nostre povere arterie intasate, anche i camion turchi che vanno in Russia, senza porre una moratoria sul di numero di mezzi, sulle giornate di transito, o qualcosa di simile? Insomma perchè ci facciamo così del male? Ormai la Trieste -Venezia su 2 corsie in giorni lavorativi è impercorribile, non ci sono controlli per gli autotrasportatori che spadroneggiano e attentano continuamente la nostra vita. Ad esempio l'autista del camion che ha causato 7 morti sull'A4 l'8 agosto, perchè era solo? La tragedia si poteva evitare, con un altro autista accanto, che gli avesse dato il cambio, qualora si fosse sentito male o avesse avuto un colpo di sonno. A questi camionisti vengono fatti controlli di salute, di alcolemia, di quanti Km hanno già percorso? Con che frequenza? Quali interessi reconditi ci sono dietro questa indifferenza dei dirigenti? Mi sembra una macabra presa in giro aprire inchieste e indagini a posteriori, contro autovie venete, per il garde-rail poco robusto (?). Cioè per evitare tuttociò ci voleva la muraglia cinese? Oppure il finto tonto Tondo che dice che correrà ai ripari, stiamo tranquilli, nel 2011 partiranno i lavori per la terza corsia...che sollievo, nel 2020 potrò viaggiare serena!

domenica 17 agosto 2008

Sapori esotici.


Merita un post l'esperienza fatta ad Amsterdam in un ristorante etiope. Innanzitutto bisogna premettere che la cucina olandese (vedi post di Ermes a proposito) non è degna di uscite a scopo degustativo, serve a nutrirsi bene o male (più male direi), non certo per il piacere del cibo. Invece Amsterdam pullula di ristoranti etnici, che poi considerando la storia coloniale degli olandesi è la vera cucina locale. Thailandesi e indiani la fanno da padroni, con qualche puntata "esotica" di ristoranti italiani o argentini. Eleonora ci ha accompagnato in questo locale etiope, abbastanza genuino, a giudicare dalla presenza di ospiti quasi tutti etiopi. L'offerta è di cibi semplici e poco elaborati a base di carne e verdure (quelli scelti da noi). Ce ne sono anche a base di pesce, ma non li abbiamo assaggiati. La pietanza viene servita in un grande piatto su cui poggiano delle specie di crèpes dette injera: pane lievitato di farina di teff (un cereale simile al miglio) che fanno da vassoio per verdure e legumi (confronta con pizza!). A parte viene servita su una ciotola di coccio bollente la pietanza di carne, ad esempio wot uno spezzatino di manzo piccante, o beg a base di agnello o kitfo di carne macinata. Non ci sono posate e per mangiare si deve prelevare con le dita un lembo della crèpe spugnosa dal piattone principale dove sono adagiate insieme a verdure e legumi, e servendosene come di un fazzolettino si preleva un boccone di carne e verdure e si mangia. Mentre aspettavamo che ci servissero, ho osservato i vicini di tavolo, una bellissima ragazza etiope, con un tizio forse dutch, che elegantemente si serviva di minuscoli pezzi di injera e carne, e mi sono proposta di imitarla, benchè la fame poi all'arrivo del piatto, ci abbia spinto a grufolare, con enormi brandelli di injera avvoltolati sul cibo e ingurgitati a mo' di panino. Al termine, sorvolando sul dolce, che era poco invitante (yoghurt, scaglie di cialda e sesamo) abbiamo goduto della cerimonia del bunna, caffè africano tostato al momento sotto i nostri occhi e nasi, macinato grossolanamete e servito su piccole tazzine senza manico da un brocca di coccio particolare detta jebenà. Detto fra noi preferisco ILLY o Primo Rovis, ma comunque è stato gradevole. Per gli appassionati di pietanze particolari e curiose ecco il link delle ricette: sapori d'etiopia. Non garantisco la fedeltà, ma comunque io ci proverò. Naturalmente prima devo cimentarmi nella cucina nipponica di cui Ermes ed Eleonora mi hanno regalato il manuale (con testo a fronte nippon-english). Dopo l'esperienza delle "Indian recipes", altro regalo Ermetico, che mi ha fruttato un ottimo riso basmati "pilau" profumato alla cannella e cardamomo, ho fatto una disastrosa prova generale sul giappone, a base di sushi, con pesce affumicato al posto del crudo (che aborro) e con riso patna al posto dell' original giapponese, che non ho trovato. Il risultato gustativo era accettabile, quello visivo consisteva in pezzetti di pesce su cui erano rimasti attaccati pochi chicchi di riso, il resto si era appiccicato alle mie mani e scivolato quindi nel lavello. La prossima volta andrà meglio!! Resta l'amletico interrogativo su alcuni ingredienti nipponici: devil's tongue, japanese taro, miso sauce, in compenso ho già in dispensa vari tipi di wasabi in pasta e polvere e ginger fresco e secco. La prossima volta però, mi aspetto da Ermes qualcosa di meno ermetico, ad esempio"La cucina ungherese", o rumena, o bisiacca.

giovedì 14 agosto 2008

Vacanze olandesi.

Eccomi di ritorno dopo una settimana ad Amsterdam e dintorni. Una piacevole vacanza con mia figlia, e di pausa computer e blog, anche questo è d'uopo per contrastare la sindrome del tunnel carpale da mouse. E di passeggiate per la città, sana abitudine che faticosamente, il mio dì tardo traendo, faccio solo in queste occasioni. La vacanza ideale per me sarebbe quella "sedentaria", ma ovviamente non si può fare, benchè ultimamente mi ci sia molto avvicinata con le vacanze in grecia. Ci si va col traghetto, e sulla nave c'è poco da camminare. Poi un lungo tragitto, ma in auto, e infine 20 giorni di sole, mare e piscina nella baia "Gialos Beach" nei pressi di Monemvassia. Quest'anno non ci andiamo, son troppo ansiosa di passare un settembre a casa: quando maturano mele, uva, fichi e l'orto e il giardino sono più vivibili. Ma sto divagando, l'argomento non è questo, bensì l'olanda. Teoricamente anche e soprattutto qui in Olanda potrei anche far passeggiate da sedentaria, se mi ricordassi come si va' in bicicletta, o se potessi avere anch'io, come molte vegliarde locali una specie di sedia-trespolo a motore che sfreccia tra le bici, e da cui si rischia sempre di essere investiti. Potrei parlarne molto, ma c'è l'esaustivo blog di Eleonora ed Ermes che tratta dei Paesi Bassi in lungo e in largo, dalla cucina, alle biciclette, alle disquisizioni politico-culturali, alla condizione della donna, solo per fare qualche esempio. Non mi resta molto spazio, e posso dare solo alcune brevi impressioni. Sono stata colpita in particolare da certi contrasti. Ad esempio, viaggiando sul ring di Amsterdam, sulle 8 corsie dove sfrecciano centinaia di auto a tutte le ore, sembra di essere in un paese ultra moderno e tecnologico, grandi palazzi di vetro e alluminio, dalle forme avveniristiche, invece all'uscita dall'autostrada a pochi km da Den Haag nella cittadina di Delft, pare invece di trovarsi nelle cartoline del secolo scorso. Mucche che pascolano sui prati verdissimi, mulini in lontananza e minuscoli paesetti con casette colorate e molto olandesi. Paese ancora agricolo, ma anche moderno e industrializzato, e particolare piacevole per il guidatore, quasi nessun camion. Le merci vanno su nave. Eppure le merci arrivano fresche, di ogni nazionalità e genere, basta recarsi al mercato, dove la frutta e la verdura autoctone "geometricamente" modificate sì da allinearsi in file coloratissime e regolari, di peperoni, pomodori e zucchini, tutti uguali, senza macchia e senza paura (di marcire), coesistono con la frutta esotica, chele di granchio del pacifico, anguille, e per buona pace di Beppe Grillo anche mozzarelle, arrivate sin qui nei limiti di velocità imposti dall'autorità locale. Forse sarà che il paese è piccolo e piatto, ma qui sembra funzionare tutto un pochino meglio rispetto all'italia: mezzi pubblici puliti puntuali e veloci, persone cortesi che al turista parlano in inglese, dal fattorino del tram, alla commessa del negozio, e a volte si sforzano anche di parlare in italiano con i buzzurri che non sanno spiaccicare altro idioma. Unico neo, almeno per me, l'idiosincrasia che questo popolo ha per i gabinetti, intesi come servizi igienici. Questi loculi, ovviamente senza finestre, rigorosamente separati dal bagno vero e proprio, hanno dimensioni che vanno dal 1,2 mq all'1,75 mq, contengono di solito solo un water e un microscopico lavandino, nonchè a stento un rotolo di carta igienica, e sono localizzati sempre molto lontano da ogni altra stanza. Si ha l'impressione che se l'olandese potesse farne a meno, volentieri lo farebbe, ma poichè tali luoghi sono ahimè necessari, son ridotti a posticini stretti e minuscoli, posizionati nell'angolo più nascosto della casa, e magari se fosse fuori casa sarebbe meglio. Non posso fare a meno di paragonare questo costume con quello opposto che specialmente negli anni 60-70 spingeva ogni famiglia italiana di estrazione borghese, a fornirsi di un enorme bagno, a volte più grande della cucina, arredato sontuosamente con tende, marmi, specchi giganteschi, rubinetterie luccicanti e sanitari lussuosi, talora di ceramiche colorate e firmate e un mitico "bidet" il cui nome suona alla francese, ma pare sia una prerogativa tutta italiana. Da cosa dipenderà questo differente approccio igienico-sanitario? Sarà forse per noi un retaggio delle Terme Romane, o sarà per loro un lato oscuro del protestantesimo puritano? Debbo fare un po' di ricerche. Oppure se qualcuno lo sa m'illumini.

mercoledì 6 agosto 2008

Sono in buona compagnia


CHI LI HA VISTI
"Erano ministri e segretari, potenti e onnipresenti in tv. la disfatta della sinistra li ha travolti.Ora fanno i nonni, si danno al pilates o ai libri.Senza più uffici né auto blu"

venerdì 1 agosto 2008

Elefanti su tetto di cristallo.

Per questo post mi ispiro al lavoro delle mondine, che ho visto, benchè molto giovane, al tempo di "Riso amaro" che è stato girato nella tenuta Selve, o meglio"cascina" come si diceva da noi, di proprietà della famiglia di una mia compagna di scuola. In realtà quel che ricordo io delle mondine, risale al 1956-57 circa, gli ultimi tempi, prima che sparissero "grazie" ai macchinari agricoli e ai diserbanti. Mi ricordo i camion scoperti pieni di donne che cantavano, che venivano portate nei campi. Mi ricordo la casa di accoglienza per mondine, un edificio genere casermone, vicino alla stazione. Mi ricordo i racconti della mia vicina di casa "nonna Nilla" che aveva lavorato da mondina e da bergamina (lavorante dei bovini) nelle cascine delle grange. "Quand che i omu iera nen, en temp ad'guera, ai lavurava tamm en omm, ma am pagavu la metà" Diceva la vecchia Nilla e raccontava anche delle sanguisughe che si attaccavano alle gambe, chè ai suoi tempi non c'erano ancora gli stivaloni. E le zanzare e la fatica, il caldo umido e la schiena rotta. "Pane di riso, acqua di fosso e via andare" come nella canzone che cantavano. Quello della mondina era lavoro SOLO femminile, non so perchè. Forse considerato troppo leggero o poco remunerato per un uomo. Al tempo non c'era il problema della maternità, se una mondina incinta se ne andava, se ne trovava subito un altra. Quindi il decreto sulle dimissioni volontarie, entrato in vigore col governo Prodi e subito abrogato da Sacconi, era inutile a quei tempi...Vorrei astenermi dal far politica di serie B sul mio modesto blog, ma come faccio a tacere??? Tra decreti "anti-precari" e rintuzzamenti dell'operaio-operaia nel loro ruolo succube, non ce la faccio a non dire la mia...Anche perchè non riesco a rassegnarmi all'idea di elettori cosi INGENUI, da pensare che votare un "padrun dali beli braghi bianchi" possa tutelare la loro condizione. Cosa può fare un imprenditore di successo, un paperon de paperoni straricco e padrone di mezza italia (e alitalia) se non fare gli interessi del PADRONE? O forse anche di qualche padroncino, furbetto, commerciante evasivo, et similia. Ma non certo del dipendente, né tantomeno della donna (eccetto le superfighe), né del massimo dei minimi, la spina nel fianco di ogni padrone-maschilista per eccellenza, " la donna che vuol far carriera". Ho sentito un commento sulle inequivocabili difficoltà di donna-madre, di un deficiente radioscoltatore che voleva dire la sua. La perla di saggezza è: "Una donna deve saper scegliere tra carriera e ruolo di madre: se vuole fare la madre deve rinunciare alla carriera." Tanto per cominciare sarebbe da definire cosa si intende per "carriera" per una donna, spesso infatti si definisce così il mero riconoscimento di un lavoro, anche umile, bene eseguito al pari del collega maschio con pretese" di pari trattamento". Poi mi domando perchè mai il maschio oltre al privilegio di avere prole senza fatica alcuna, né gravidanza, né parto, né pannolini, può permettersi anche di avere molti figli senza rinunce di carriera. Invece la donna per vedere riconosciuti i propri diritti deve rinunciare ai figli, e beccarsi pure l'anatema del Papa. Ci chiediamo perchè la natalità non cresce? Dove cacchio siamo? In un paese industrializzato del 2008? Purtroppo siamo al punto in cui molte, troppe donne ancora non hanno capito niente, e ritengono che la carriera si possa fare solo con le arti da etèra o con quelle di serva. Meditate voi casalinghe disperate, aspiranti veline, segretarie lungo-scosciate, basso-vitate. Nonchè voi universo di maschilisti che pestate sul tetto di cristallo con il vostro peso elefantiaco.