E' d'obbligo un "sequel" sull'argomento dei quiz per l'ammissione alla facoltà di medicina; nel post precedente, mi era sfuggita la famosa domanda sulla grattachecca. Ma dico io: i compilatori dei test come e dove se le trovano queste "chicche"?? Questa gratta-checca non l'avevo mai sentita nominare, penso che la gestora del chiosco sarà grata della pubblicità.
Torno sull'argomento perché mi sento coinvolta sulla questione facoltà di medicina.C'è un dilemma tutto italiano che riguarda i numeri: da una parte si legge che c'è un sovrannumero di medici rispetto al fabbisogno, da un'altra pare che presto ci sarà carenza e toccherà importare laureati in medicina da india e altri paesi. Idem dicasi degli infermieri, già ora molti sono di altra nazionalità, però i concorsi pubblici , quando ci sono, vengono presi d'assalto.
Non è difficile spiegarne i motivi. Prima di tutto i presidi di facoltà, o chi per loro, non hanno le idee chiare sul reale bisogno di laureati in proiezione nei 5-6 anni a venire. Questa è una grossa pecca dell'università, completamente avulsa dal mondo del lavoro e dell'impresa, in tutti i campi, non solo medico.
Poi basta considerare l'altissimo numero di medici precari che per poca e incerta paga tengono in piedi reparti e servizi indispensabili alla sanità; e aggiungo biologi, perché ne conosco in prima persona.
Si parla degli sprechi, che sicuramente ci sono e vanno controllati, ma nessuno mai parla di quale risparmio la sanità pubblica fa' sulla pelle di tanto personale sottopagato e non inquadrato regolarmente.
Per quanto riguarda gli infermieri...ora tutti "laureati", quindi non più propensi alla cura della persona, quanti ne servono realmente in ogni reparto, a fare da manager di corsia, e invece quanto personale di vecchio stampo, cioè quelle infermiere cosiddette generiche che un tempo aiutavano i malati a lavarsi, andare in bagno e così via, sarebbe utile?
Adesso se qualcuno ha avuto come me purtroppo l'esperienza di un ricovero ospedaliero, potrà rendersi conto di quanto personale si aggira fra i letti, con compiti ben definiti e non elastici: la caposala sta nel suo gabbiotto con le cartelle e la gestione di tutto, l'infermiere/a misura la pressione, fa' i prelievi, distribuisce la terapia, le pulitrici dipendenti di imprese esterne, di primissima mattina, puliscono veloci pavimenti e suppellettili. L'allettato che non può muoversi, se vuole un bicchiere d'acqua, può suonare il campanello e armarsi di santa pazienza. Del resto è un paziente per definizione.
Alla fine il problema si riassume proprio qui: il centro di tutto dovrebbe essere proprio lui, il paziente. Invece è l'ultima, ultimissima rotella di un sistema che ormai viene definito "azienda", ma che tale non dovrebbe assolutamente essere. La salute non è mica un prodotto che si scambia o si vende, le strutture sanitarie non possono essere finalizzate al lucro, è un servizio per il cittadino, pagato con te tasse.. di chi le paga.
Ed il medico, figura centrale e chiave di tutto, dovrebbe riacquistare quella identità di persona preparata, a cui si affidano vite, che sceglie un percorso difficile di istruzione, ma anche di umanità, per vocazione. Ho seri dubbi che l''università sia in grado di selezionare queste figure.
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