domenica 26 luglio 2009

MinCulPop

Consiglio la lettura del libro "La cultura degli italiani" di Tullio De Mauro. Come al solito quando leggo queste cose mi viene la depressione. Lo sconforto nello scoprire l'arretratezza culturale italiana è profondo. I due terzi della popolazione non leggono mai né un giornale né un libro. Mentre la TV è al primo posto nei mezzi informativi italici rispetto al resto d'Europa. E le conseguenze si vedono. Nel pur basso livello culturale, i temi scientifici poi sono cenerentole. Da cui discende, come ben si sa la scarsa sensibilità nel campo della ricerca.
L'autore fonda soprattutto nella scuola il ruolo educativo e quindi carente, e nelle istituzioni il compito di riformare e reindirizzare questo ruolo. Personalmente penso che la scuola sia un rimedio necessario ma non sufficiente a risollevarele sorti del nostro paese.
Perchè siamo così poco colti? Il dato interessante è che dal dopoguerra ad oggi anche la classe politica italiana si è abbrutita nell'ignoranza. Soltanto una minoranza dei nostri deputati è laureato (e sa parlare correttamente, aggiungo io). Mi ricordo che quando ero bambina si considerava il "comunista" come una gretta persona non acculturata ed usa solo al maneggio della falce o del martello. Forse un po' era vero, le fila dei militanti DC era al tempo nutrita da giovani istruiti dai gesuiti, che sapeva il latino, mentre la sinistra pullulava di sindacalisti formatisi in fabbrica.
I vertici democristiani erano plurilaureati, mentre i comunisti avevano solo la scuola di partito (ma almeno una scuola c'era!).
Nel tempo i ruoli si sono invertiti e ora c'è chi accusa la sinistra di snobismo culturale e di complesso di superiorità.
Ma come ben si sa non c'è fondo al peggio, ci si potrebbe ulteriormente imbarbarire qualora l'attuale classe dirigente andasse infoltendosi vieppiù di graziose fanciulle immagine, tutte immagine e niente cervello, o magari la prossima mossa governativa fosse quella di candidare qualche calciatore...al fine di governare con i piedi, che non sarebbe poi tanto peggio di quel che si fa' ora.
Sono convinta che l'informazione intesa soprattutto come TV, oggi sia la maggior responsabile del vuoto pneumatico nella testa degli italiani. Come da recente articolo di "The Guardian" siamo considerati una nazione di disinformati, o meglio informati solo da giornali e telegiornali monocolori e imbavagliati.
L'esperienza a cui fa riferimento nell'articolo il giornalista anglosassone è quella di un colloquio con un tassista romano, che a proposito del caso Letizia, era fermo ancora alle prime dichiarazioni della amicizia di lunga data tra il premier e l'autista di Craxi, derivanti dall'aver sentito una sola campana. Questo genere di sentore popolare purtroppo non mi giunge nuovo, continuo ad ascoltare una marea di sciocchezze, da parte di molte persone (diciamo in buona FEDE?), spesso fandonie belle e buone, spacciate come verità incontrovertibili, perchè promulgate dalla stampa di regime, e non controllate in altre fonti. Il punto è che quanto più una scemenza è decisamente falsa e populistica non fondata e non provata, tanto più ha presa nell'immaginario collettivo. Questo vale anche in campo scientifico...vedi la balla rispolverata in occasione dell'anniversario dell'allunaggio, che gli americani non sono mai sbarcati sulla luna..oppure che l'influenza suina è stata creata in laboratorio. Una volta si diceva che l'AIDS fosse frutto di noi scienziati pazzi, oppure che le staminali servono a CLONARE, che OGM vuol dire mostro...e cosi via alimentando leggende metropolitane fondate su paure ataviche e incontrollate senza mai dare spazio a spiegazioni e chiarezza, cioè vera informazione.
Ma perchè trovo questo pozzo d'ignoranza soprattutto nelle persone di destra? O meglio nella massa di coloro che votano questa destra? Mi verrebbe da dire, in modo bieco e scimmiottando proprio la lega, non siamo noi di sinistra ad essere più colti, sono loro più ignoranti. Sembra una rozza battuta razzista, ma in realtà è proprio così, il popolo delle libertà, manca proprio solo di quella libertà di informazione che potrebbe sollevarlo da cotanta ignorantia.

sabato 18 luglio 2009

Pinocchio e il grillo troppo parlante.

Non sono una seguace di Grillo, potrei dire che l'eccesso in ogni sua forma non mi contraddistingue, trovo l'insetto parlante un po' eccessivo, però ritengo folle l'atteggiamento del PD difronte alla sua candidatura.
I dirigenti e candidati favoriti del PD, sono nel panico e hanno fatto dichiarazioni allarmate: è una boutade, uno scherzo di pessimo gusto, non è iscritto, il partito è una cosa seria, e non si prende come un autobus.
Cerchiamo di guardare le cose con distacco e valutiamole super partes. Il PDL ha la maggioranza, Berlusconi miete consensi che nemmeno le recenti "puttanate" hanno scalfito, lo sperato fallimento del G8, non c'è stato. Come pensa il PD di cambiare rotta e ravvivarsi un po' dopo la recente scarsa tenuta alle europee? Eleggendo segretario Franceschini, bravissima persona, ma comunque un ex DC, programmi ritriti e poco innovativi, troppa moderazione nell'attuale opposizione, scarsa attenzione alla laicità, insomma un "buonismo" veltroniano perdente e in una parola poca grinta per affrontare il caimano. Almeno questo vede un cittadino poco addentro nelle questioni politiche, un cittadino che magari non ama tanto il protagonismo berlusconiano, ma che vota Bossi o Fini, leaders che si presentano come credibili e con obbiettivi "di punta" quali sicurezza o federalismo fiscale, insomma carote succose da inseguire. Cosa offre il PD? Rassegnazione e ritirarsi sul colle a guardare impotenti (Napolitano docet).
Non sarebbe ora di svegliarsi? Il 14 luglio è già passato, ma vorrei poter cantare anch'io: ""Allons enfants de la Patrie le jour de gloire est arrivé. Contre nous de la tyrannie: l'étendard sanglant est levé" . Dove sono finite le proteste dell'Onda? Perchè i giovani talenti invece di lottare emigrano? Perchè gli anziani delusi si tappano in casa e spengono la TV? Perchè gli operai di lotta kontinua e komunisti italiani sono spariti, o meglio metabolizzati dalla Lega?
Insomma se qualcosa può smuovere le acque e dare una spinta e un po' di verve a questa opposizione sonnolenta ben venga! Cito qui Di Pietro, che ancora una volta è l'unico che mi convince: Caro Beppe, è assurdo quello che sta accadendo nel PD: scaricano te, tacciandoti di essere semplicemente un comico, ma sei l’unico ad aver già esposto un programma.."
Lasciamo parlare Grillo: un VFC tutto sommato l'attuale governo lo merita!

sabato 4 luglio 2009

Lessicalmente scorretto (Capitolo II).

L'eufemismo (dal verbo greco ευφημέω (Euphemèo), «risuonare bene» oppure dal verbo greco ευφημί (Euphemì), «parlar bene, dir bene») è una figura retorica che consiste nell'uso di una parola o di una perifrasi al fine di attenuare il carico espressivo di ciò che si intende dire, perché ritenuto o troppo banale, o troppo offensivo, osceno o troppo crudo. Ad esempio:
"questo piatto lascia desiderare" per non dire che è ripugnante; "il caro nonno non è più tra noi" per attenuare una proposizione di senso troppo crudo del tipo "il nonno è morto".
Oppure "escort" ragazza che fa da accompagnatrice a pagamento, per non usare uno dei termini più forti come "meretrice" "prostituta" o volgari come "baldracca".
Questi eufemismi ormai fanno parte del linguaggio comune, e molti se ne sono aggiunti negli ultimi anni. Alcuni termini poi la cui accezione era primitivamente "buona" e corretta, sono poi divenuti sconvenienti senza una vera e propria ragione. Questo è il caso ad esempio della parola NEGRO : 1 agg., s.m., che, chi appartiene alle diverse razze del ceppo negride, originarie del continente africano, caratterizzate da pelle scura, naso largo e schiacciato, capelli crespi, labbra pronunciate: popolazioni negre, atleta, cantante n., la tratta dei negri | iperb., lavorare come un n., lavorare duramente, con riferimento alle condizioni di vita degli schiavi negri in America nei secoli scorsi. Termine poi usato o avvertito come dispergiativo e sostituito da : nero.
Fino a circa 50 anni fa', parlo della mia infanzia-adolescenza, negro non aveva nessun significato dispregiativo, ora si rischia grosso nel definire così un essere umano di pelle scura, meglio chiamarlo nero, o africano o afro-americano. Altri termini un tempo innocenti e poi trasformati in insulti o quasi, sono: zingaro, che ora si deve dire ROM, donna di servizio, che ora bisogna chiamare collaboratrice domestica, spazzino o netturbino, meglio definirlo operatore ecologico. Potrei fare un lunghissimo elenco, in alcuni casi effettivamente forse i termini originali erano un po' troppo espliciti e forti e si è creduto meglio sostituirli con eufemismi, più o meno azzeccati, sicuramente meglio dire "informato sui fatti" invece di "spione".
Una sicura miglioria è stata data alla dicitura "rappresentante di farmaci", che evoca certi squallidi personaggi da film, sempre in viaggio, con abiti stazzonati e valigette piene di paccottiglia. Ora è senz'altro più corretto e calzante chiamare questi professionisti laureati e colti, informatori scientifici.
In altri casi si tratta di ridicoli e inutili giri di parole che sostituiscono con ipocrite definizioni un concetto di per sè sgradevole. Non so chi ha coniato la parola badante, ma ho già sentito molti sostenere che si tratta di un bruttissimo nome, e che bisognerà presto inventare qualcosa di meno antipatico, tipo, non so, addetto alla persona. Una volta si diceva dama di compagnia, bellissima ed educata dicitura, non vedo perchè non rispolverarla.
Infine devo assolutamente fare riferimento ad una categoria di cui ahimè faccio parte, una disgraziata
classe di persone con problemi di salute e deficit fisici o psichici, che non da pace ai benpensanti adepti del politically correct, nella ricerca affannosa di qualche termine che non evochi, non rammenti, non ricordi neppure lontanamente da cosa è affetta la persona in oggetto. Quindi nel corso del tempo si sono passati in rassegna moltissimi aggettivi, inventate circonlocuzioni, e date definizioni di volta in volta sempre più fantasiose e meno credibili. Partendo quindi dall'antica dizione di minorato o affetto da minorazioni, ormai pari ad un vero e proprio insulto, (per non parlare di sub-normale!) si opta per invalido, che però sa molto di mutilato di guerra, quindi si è passati a handicappato, che nella veste straniera sembra sempre meglio, ovvero di portatore di handicap, svantaggiato, inabile. Ancorchè poco simpatico, non trovando di meglio, anche l'aggettivo corrispondente alla normalità con un NON avanti, è accettabile: non -udente, non-vedente etc etc. meglio se usato col prefisso DIS; quindi dislessico, disadadattato e in una parola disabile.
Tuttavia il termine meglio accreditato oggi è: diversamente abile, benchè abbia recentemente sentito che anche questa è una etichetta non facile da indossare da parte di coloro a cui spetta, per cui sarebbe più opportuno definire chi ha un qualche problema: " persona dotata di abilità particolari, essere unico nel suo genere, individuo con capacità alternative."
Allora diciamocela tutta, è l'essenza, non la parola, che da disturbo. Non solo, è l'uso che si fa di una certa parola, il tono, l'ambiente il contesto. Sarebbe molto meglio sforzarsi nella ricerca di una vera tolleranza e rispetto del prossimo, invece di inventare ipocrite definizioni che alla fine secondo me, rischiano di raggiungere l'effetto opposto, perchè vogliono negare una evidenza, quasi come una cosa fastidiosa, da eliminare, da nascondere e quindi da chiamare in modo irriconoscibile.
Sarebbe come dire che ora invece di mettermi a dieta, decidessi di farmi appellare "diversamente magra" e così con buona pace di tutti, felice e contenta potrei andare a mangiarmi un gelato con panna.