sabato 14 maggio 2011

Saga di Kay Scarpetta I°

Ammettiamolo: l'argomento non è propriamente dei più allegri. Non si tratta solo di un giallo, o un thriller, dove i morti si sprecano, qui si entra anche nel particolare macabro, con rumore di seghe che affettano crani, schizzi di materiale biologico, descrizioni minuziose di autopsie.
Perché piace, ed aggiungo, mi piace?
La ragione è che un po' tutti noi siamo attratti da ciò ci fa' orrore, e se da un lato evitiamo la realtà orripilante, da un altro ne cerchiamo la finzione scaramantica. Sulle orme dell'effetto catartico della tragedia greca.
Ne è prova anche il successo dei serial televisivi CSI e simili.
Per quanto mi riguarda debbo dire che il primo libro letto "Post Mortem" è stato un colpo di fulmine. Soprattutto per la veridicità delle tecniche scientifiche. Anzi direi che proprio questo mi ha affascinato. Ovviamente nella lettura cerchiamo sempre un'empatia, e mi è piaciuto ritrovare la descrizione di lavoro laboratoristico, anche se di natura medico legale un po' diversa da quella che mi è familiare. Un eroina che traffica con microscopio e provette non poteva rimanermi indifferente! Inoltre la scrittura fluisce veloce, le situazioni ad alta tensione tengono sul filo, e si diventa ansiosi di voltare pagina per scoprire cosa viene dopo. Cosa che a volte per me diventa problematica, leggo talmente veloce, da "perdere" interi paragrafi...e poi devo ritornare indietro per capire.
In questo primo romanzo (1990) si incontrano personaggi che poi diventeranno protagonisti fissi nei successivi. La nipotina di Kay Scarpetta, Lucy Farinelli, una bambina decenne introversa, problematica, con un eccezionale talento per i computer, e un feeling con la zia, che aiuterà nelle indagini proprio grazie alla sua capacità informatica.
Poi c'è l'agente Pete Marino, un investigatore del tipo "classico" cioè panciuto, calvo, di mezz'età, molto sagace e capace nel suo mestiere. Cito testualmente: "Andava verso i cinquanta, con un viso su cui la vita aveva infierito e lunghe ciocche di capelli grigi con la scriminatura bassa da una parte e il riporto dall'altra. Alto più di un metro e ottanta, aveva il ventre sporgente di chi da decine d'anni beve bourbon e birra." Insisto sull'età del poliziotto, perché in seguito dovrò fare alcune osservazioni a proposito. Per quanto riguarda il profilo psicologico di Marino l'autrice si esprime così: "..era un uomo difficile da capire e non ero mai riuscita a decidere se era un buon giocatore di poker o se era semplicemente tardo...un osso duro con cui comunicare era assolutamente impossibile." Altro personaggio che si intravede nel primo romanzo è tale Benton Wesley, psichiatra criminale o meglio definito "profiler psicologico" dell' FBI, sposato...ma innamorato della Scarpetta tant'è che divorzierà, e inizierà una relazione con Kay, che dopo alti e bassi, libro dopo libro, porterà al loro matrimonio.
La saga dura in effetti più di 20 anni, dato che l'ultimissimo libro "Port mortuary" sta uscendo in questi giorni. Alla faccia! I miserabili di V. Hugo, possono andare a nascondersi...
Dato che sul web, l'ho scoperto solo dopo la mia decisione di occuparmene (sigh), i siti, i blog, i forum dei fans della Scarpetta si sprecano...non la farò lunga sulle trame, che potrete approfondire qui, mi limiterò a fare qualche considerazione generica, nonchè qualche bonaria critica da profana.
Quello che noto dagli albori, man mano che procedo nei romanzi successivi, è una certa discontinuità nello stile. Ad esempio, il primo romanzo è scritto in prima persona, e così pure i seguenti, fino a "Callifora" del 2003, dove per la prima volta e poi per sempre se non erro (non sono sicurissima) Kay diventa personaggio e non più "Io narrante". Questa non è l'unica differenza nella modalità di scrittura, anche se certamente la traduzione incide notevolmente nello stile, tuttavia ho la sensazione, proprio in "Callifora" e poi ne "La Traccia" che i paragrafi diventino più brevi e concitati, che la narrazione si snodi in modo meno scorrevole, continuamente interrotta con episodi secondari e irrilevanti rispetto alla spina dorsale del romanzo. Si ha la sensazione che i "blocchi" siano stati scritti al computer e poi assemblati, cosa non necessariamente negativa, se eseguita con maestria, anzi, ma nel caso in questione danno un effetto piuttosto sciatto. Anche il "finale" che in questo genere di romanzo ha una sua importanza, a volte è spiattellato fin dalle prime righe, a volte invece, sembra raffazzonato all'ultimo minuto, e invece di dipanare il bandolo degli indizi disseminati e dei misteri accumulati, rimane sospeso..in un buio quasi incomprensibile. Magari solo per me, che mi sono persa qualche pezzo per strada.
Sappiamo che i "sequel" cioè i secondi, terzi, ennesimi episodi di film spesso sono di qualità inferiore primo. Nei romanzi, la cosa dovrebbe o potrebbe essere diversa, anche se purtroppo spesso prolifico coincide con "fare cassetta" e quindi far uscire alla velocità della luce scritti che potrebbero benissimo giacere in fondo ai cassetti a prendere polvere, senza che la letteratura ne soffra. Ci sono esempi illustri che negano quanto ho appena affermato, Simenon con i suoi molti "Maigret" è sempre un eccellente e ineffabile scrittore, e per rimanere sul "giallo" anche il nostro Camilleri con Montalbano non scherza.
Proprio dall'impietoso confronto con questi due balza agli occhi quello che secondo me è il peggiore difetto di Patricia Cornwell. Rimane una scrittrice gradevole, ma nel tempo perde di "stile" nell'ansia di scrivere troppo, e per stile intendo quella nota caratteristica, come l'aroma inconfondibile di un buon Barolo, che lo fa riconoscere anche a un non intenditore, come il "leitmotiv" di una musica che targa inequivocabilmente l'autore.
Sarà questa la ragione per cui, a parte il primo romanzo, dopo averne letti altri a decine, pur avendone tratto li per li diletto, appena rimessi nello scaffale, mi sono subito dimenticata trama, narrazione, finale e "succo"..se c'era.

Cambio genere..

Proprio così: DECISO! Non toccherò più quell'argomento che mi tormenta, la disastrosa situazione del nostro paese. Ormai ho già detto tutto, e siccome le cose non cambiano, devo cambiare io.
Purtroppo continuo a VIVERE il quotidiano, le elezioni, i proclami etc. quindi ho due sole soluzioni, o cambio anche nazione, al momento cosa impossibile, o mi rifugio nel mondo della fantasia, mi alieno, ricorrendo all'antico rimedio di leggere romanzi.
In omaggio alla fiera del libro in corso in questi giorni a Torino, farò qualche considerazione sulle mie più recenti letture.
Ho appena finito l'ultimo (ma invece è il penultimo) libro di Patricia Cornwell, quelli della saga dell'anatomo-patologa dottoressa Kay Scarpetta.
Ho iniziato nel 2000 circa con il primo della serie: " Post mortem", uscito nel 1990 e poi tutti, anche se non sempre in ordine cronologico, scritti con grande prolificità, quasi uno all'anno. Ci metto di più io a leggerli che lei a scriverli!
Molto volenterosamente di quest'ultimo, intitolato "Scarpetta Factor", ho acquistato la versione in lingua originale, english. Ma dopo 4 pagine, mi sono affrettata a comprare la traduzione "Fattore Scarpetta", se no la lettura prendeva il sapore di "compito" quindi poco rilassante.
Dato che come dicevo non li ho letti sempre in ordine cronologico, e spesso personaggi e situazioni son trasferite da un romanzo all'altro in una sorta di continuità da "telenovela", ad un certo punto ho dovuto scrivermi un riassuntino, etichettarli con la data, e cercare magari il volume mancante che avevo saltato. Perché mai direte voi? Non diventa pure questo un compito un po' maniacale?
Forse è vero, di solito però, quando leggo un autore che mi piace, tendo a ricercare le altre opere dello stesso. Così ho finito praticamente l'opera omnia di Stephen King, e da giovane lessi tutto di Moravia, aspettando con ansia che uscisse un suo nuovo romanzo per correre a comprarlo.
Tornando alla Scarpetta, non è mia intenzione ricopiare qui il personale "bignami" che mi sono redatta per seguire le vicende della patologa-investigatrice, devo averlo perso e poi è molto più ben fatto su wiki , peccato non averlo scoperto prima.
Mi piacerebbe però fare alcune osservazioni sui romanzi, visto che ormai posso considerarmi una quasi esperta in materia, non con velleità, ma in quanto lettrice accanita. Siccome nel mio "entourage" non trovo terreno fertile alla discussione di ciò che leggo, ed uno dei piaceri della lettura è proprio la condivisione, perché non farlo attraverso queste pagine virtuali? A fra un po'.
PS. Commenti, critiche e contro-critiche saranno ben accetti.

domenica 8 maggio 2011

Libri, pesanti tomi e altre leggerezze.


Su Facebook da un po' gira un quiz, leggermente meno scemo di quelli che di solito vi si trovano, su una presunta lista stilata dalla BBC sui 100 libri da leggere assolutamente. Anzi in verità poi si dice, basta averne letti 6 per essere considerato un buon lettore. E si invita il partecipante a segnare quelli che ha letto. Così anche se ne segno magari 10-15..., secondo il quiz, non tanto meno scemo degli altri a pensarci, divento un super-lettore!
Questa lista mi ha lasciata piuttosto perplessa. Soprattutto per l'oscuro criterio di scelta dei titoli. Alcuni sono classici, che effettivamente non possono mancare nel bagaglio di un buon lettore, tipo Davide Copperfield, Madame Bovary, Anna Karenina , Guerra e pace, eccetera. Alla lista mancano però alcune eccellenze, e tanto per cominciare tutti gli autori italiani, neanche il povero Manzoni. Vi compaiono invece ben TRE romanzi di J.K. Rowling autrice di Harry Potter, che con tutto il rispetto, non mi sembra degna di figurare fra cotanti nomi solo in virtù del numero di copie vendute.
Altri sembrano scelti più sulla base della filmografia recente, tipo "Il diario di Bridget Jones" o "Il mandolino del capitano Corelli", "Charlie and the chocolat factory", quasi un incoraggiamento, così uno ci mette la crocetta, perchè tanto ha visto il film.
Spulciando meglio nel web scopro che esistono liste un po' diverse una dall'altra..Nella versione italiana mi compaiono Moravia, Manzoni, Natalia Ginzburg, Primo Levi, Collodi , Pavese, e qualcun altro, meno male! Non ho notato a spese di chi si son piazzati. Anche se poi mancano Pasolini, Elsa Morante, Italo Svevo, ma in compenso ci sono l' Odissea, La Divina Commedia, e ..la Bibbia! E perchè non il Corano?
Ebbene, se tale catalogo è (come presumo) indirizzato a un pubblico più giovane di me, allora va bene "Alice nel paese delle meraviglie", "Il signore degli anelli" e "Harry Potter", ma vi immaginate quello stesso lettore intento a sfogliare a letto, o in spiaggia, o dal parrucchiere, La Divina Commedia o La Bibbia? Non è credibile, se non altro per la "pesantezza" dei tomi.
Qualora si fosse fosse voluto fare un test serio, lo si sarebbe dovuto, come dire, un po' modulare sull'età e sulla nazionalità. Il fatto che sia stato redatto dalla BBC giustifica che vi compaia l'opera omnia di Shakespeare e di Jane Austen...mentre vi è un solo Kafka, nonchè uno sparutissimo manipolo di francesi, di quelli che proprio non puoi non avere sentito nominare, come Victor Hugo e Alexander Dumas. Sospetta l'assenza di George B. Show e di Oscar Wilde (guarda caso entrambi irlandesi). Comunque il riscatto c'è poi con J. Joyce e L'Ulisse...(chissà in quanti l'hanno letto?)
Insomma alla fine niente di nuovo sotto l'egida del popolare network, in quanto ai quiz una fiera dello stupidario globale, dove tutti possono dire di tutto ed il relativo contrario.
A questo proposito la grande facilità con cui oggi chiunque (me compresa!) può "pubblicare", nel senso di rendere pubblico, il suo pensiero, le sue idee, le meditazioni, le opinioni al mondo intero, è un argomento che mi affascina, e ne riparlerò.