domenica 26 febbraio 2012

C'è del marcio in quel lento-soccorso.

Prendo spunto dalle immagini viste in TV del pronto soccorso al San Camillo di Roma. Roba degna di Guantanamo. Carcere duro con torture. Pazienti in attesa per giorni sulle barelle nei corridoi, tutti col pannolone, per evitare sovraccarico di assistenza e incidenti, privacy zero, dignità sotto i tacchi. Sono persone, e tra l'altro nemmeno colpevoli di alcunché per meritare queste punizioni.
"Foto false" sentenzia il direttore generale dell'ospedale. Sarà, ma io che purtroppo ho avuto l'esperienza di un buon numero di visite al pronto soccorso della mia città, tra l'altro privilegiata dal punto di vista sanitario, so che le attese anche di 7-8 ore, quando si sta male, sono già una tortura di per se.
Le cause di questo disservizio, che ha l'apice nella sanità della capitale sono molteplici. Cattivo utilizzo di un reparto che dovrebbe essere solo di emergenza, mancanza di interventi e filtri da parte dei medici di base, cattiva e in certi casi pessima organizzazione del reparto. Altro che "ER"!!
A volte gli operatori sono vittime essi stessi di tutte queste carenze. A volte esasperati o ricoperti dalla dura scorza che viene a chi deve avere a che fare ogni giorno con sofferenze e miserie, diventano aguzzini.
Mi chiedo perché un paese civile debba ridursi così. E' troppo facile demagogia dire che basterebbe rinunciare a qualche piccola spesa militare per finanziare meglio questo cruciale settore?
Io che nella sanità ho lavorato, vorrei raccontare un aneddoto significativo. Ad un convegno di aggiornamento per laboratoristi, categoria di cui facevo parte, un mio collega laziale, mi chiese quanto facevo pagare un certo tipo di analisi. Risposi che non sapevo, che dal mio ente veniva applicata la tariffa regionale prevista per quel tipo di indagine. "Non hai capito-replica lui- intendevo quanto lo fai pagare in regime privato"
Rispondo che  io non lavoro "in privato", sono dipendente pubblica, e lavorare privatamente non è compatibile. "Ah no?" Meravigliato il mio interlocutore, mi riferisce che ufficialmente nemmeno lui potrebbe lavorare in privato, ma lo fa', fuori e dentro la struttura sanitaria dalla quale è già pagato a tempo pieno. Tanto chi vuoi che se ne accorga?
Basta allungare un po' le liste di attesa per quel tipo di esame, se un paziente ha fretta allora paghi, e avrà risposte a tempo di record.
Ecco qui un altra cancrena, di cui non si da bene quale sia la putrida estensione, da risanare della mala-sanità.