giovedì 26 gennaio 2012

Mea culpa?

Guardo sempre la trasmissione di Augias su RAI3, una delle poche rubriche di qualità rimaste alla RAI dopo le falcidie berlusconiane. Pur essendo sempre puntuale e preciso nelle sue sue critiche al (passato?) governo, Augias è stato risparmiato, non so perché, forse in virtù dei suoi modi garbati e signorili, o perché in fascia oraria particolare (12,30-13), magari non seguita dall'ex premier e suoi scagnozzi.
Non sto a raccontare della trasmissione in sé, se potete guardatela, oppure rivedetela in altro orario su RAI-replay.
Ciò di cui vado a parlare è la riflessione a cui mi ha indotto la visione di questo programma. Quasi sempre sono presenti in studio degli studenti delle superiori accompagnati da un loro insegnante, provenienti di volta in volta da città diverse. Si tratta quindi di ragazzi dai15 ai 19 anni circa. Nel corso di ogni puntata viene intervistato un personaggio, politico, di cultura o di spicco, prendendo si solito spunto dal libro che tale personaggio ha scritto, e che da l'argomento del giorno. I ragazzi presenti sono invitati a intervenire con domande all'autore. Quasi sempre almeno 3 studenti intervengono nell'ambito della trasmissione. Proprio sulla base di questi interventi mi sono convinta che i giovani d'oggi siano molto più maturi e consapevoli dell'attualità, di quanto non fossi io, o mio marito (che ha confermato) o di quei miei compagni di liceo all'epoca, in base ai miei ricordi. Le domande fatte dai ragazzi sono spesso pertinenti, ben formulate, vanno al cuore del problema, denotano una certa maturità. Come mai?  Sicuramente oggi i "media" in generale, e internet in particolare, informano meglio la gioventù. Poi anche la denigrata scuola c'entra, magari sono ben "imboccati" dai loro professori. Non ho modo di sentirne il polso in prima persona, ma forse non è poi così male come la si dipinge.
La mia generazione usciva da un periodo disastroso e da una guerra scellerata e probabilmente i nostri genitori volevano solo dimenticare e ci hanno tenuto il più possibile lontani dalla cosa pubblica. Errore comprensibile ma non perdonabile. Mi rendo conto di quanto a 18 anni io fossi inconsapevole dei grandi avvenimenti mondiali che mi circondavano. Subito dopo, è vero, è esploso il '68, a prova che anche allora c'erano giovani consapevoli e impegnati anche a lottare. E anche alcune bambocce come me hanno cominciato a guardare con occhi diversi la realtà. La stragrande maggioranza del mio entourage, ha cominciato a risvegliarsi pigramente dopo la maggiore età (che al tempo era stabilita a 21 anni!).
Forse sarà colpa di questa mia generazione se manca una coscienza civica, se consideriamo lo stato qualcosa di astratto "fuori" da noi, se il qualunquismo si erge a partito o bandiera (vedi Grillo).
Mi auguro che quei giovani che intervengono da Augias non siano un'eccezione. Mi auguro che i giovani indignati e quelli che manifestano nelle piazze abbiano la capacità di indignarsi davvero, di ritrovare un senso di partecipazione e solidarietà, una ragione per aderire a dei principi etici, e formarsi cosi un futuro migliore.

mercoledì 18 gennaio 2012

Due o tre cose che non amo di lui (Facebook).


 
Mi scappa proprio di dirle quali sono quelle cose che mi irritano di più di questo popolare social network.
Anzi, via, siamo corretti, cominciamo con gli aspetti positivi.
Fantastico potersi collegare, senza spese aggiuntive, con gli amici sparsi in tutto il mondo, a qualsiasi ora del giorno e della notte, scambiarsi foto e notizie, ritrovare vecchi compagni di scuola o parenti emigrati dall'altra parte del globo.
Bellissimo avere una porta aperta sul mondo e sulla socialità, anche quando per ragioni varie si può uscire poco. 
Ineguagliabile la possibilità di distrarsi dai momenti di solitudine e malinconia, magari condividendo un sentimento con qualche amico che non si può avere a portata di mano. C'è il telefono, vero, ma spesso la persona che cerchiamo non è raggiungibile, oppure temiamo di disturbarla. 
Invece tramite FB si vede chi c'è online, chi è disposto a chattare.
Ad esempio mi è capitato una notte a tarda ora (oltre mezzanotte) di ricevere lo sfogo di una "amica" di gioco,  non conosciuta personalmente, ma affine per idee e cultura a me, e di fare un po' la parte del telefono amico.
Per me è stato gratificante darle la possibilità di parlare dei suoi problemi e spero che questo per lei abbia rappresentato un sollievo.
Ed ora invece il resto, quel che detesto.
Detesto soprattutto le foto dei bambini sofferenti, malati, o Down, non per loro ovviamente, ma per l'uso che se ne fa.  Sotto la foto del bambino sofferente, c'è la scritta: Condividi sulla tua bacheca, se hai un cuore, oppure se hai il coraggio, ovvero se sei una persona perbene.
Ma che significa? Non certo un modo di  sensibilizzare, le strategie per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi e sulle necessità dei bambini con problemi di salute o diversità sono altre.
Ad esempio se ci fosse l'invito a partecipare ad un seminario che illustri come affrontare i problemi di questo tipo. Oppure una raccolta fondi. Oppure un'offerta per far parte di associazioni e volontariato per aiuti concreti. Ma così?? L'utente posta la foto, e la frasetta, per fare vedere ai suoi amici che è una persona "buona", si mette la coscienza a posto e passa subito a fare gli affari propri. Poi magari la sera in pizzeria , se vede un bambino Down lo evita. E se un amico ha il figlio in ospedale evita anche lui.
Poi ci sono le false notizie, di solito allarmistiche sul virus che gira in rete, o sulla possibilità che qualche hacker si impadronisca del tuo profilo per pubblicare sua tua bacheca foto hard.
Dilagano inoltre le foto di teneri cuccioli, gattini, bimbi paffuti, angioletti e putti, corredati da frasi fatte, motti e sentenze moraleggianti ed educative tipo: L'amicizia è il bene più prezioso, Non fare ad altri quello che non vuoi sia fatto a te, Un gesto di solidarietà è un dono ineguagliabile, etc etc.
Oppure si vedono tramonti struggenti, albe improbabili, fatine e fanciulle virginee, giovani coppie intente in casti baci e languide carezze, con frasi apparentemente tratte dal manuale del perfetto corteggiatore sfigato: Ti amo perché non posso averti! Non so strapparti dal cuore! Ti ho perdonato, ma non posso dimenticarti...(anche se ce la metto tutta!)
Che dire? Mi viene da chiedermi chi siano quei geni che creano questi album di figurine romantiche e sdolcinate. Non so se lo facciano per puro diletto o ci guadagnino qualcosa, spero per loro che l'ultima ipotesi sia quella vera.
Non mi scandalizzo se qualcuno vuole proprio mettere su FB gli affari suoi (amorosi o no), ma almeno lo faccia con parole sue. La tristezza mi deriva oltre che da questi copia-incolla privi di fantasia, anche dal constatare la pochezza linguistica dilagante, gli errori di ortografia e il frequente ricorso alle crasi giovanilistiche "nn, lol, u, ke, x " direttamente trasferite dal cellulare.
Neanche mi rileggerò, so già di avere fatto la parte della vecchia bisbetica, acida e brontolona, e non so se mi approverei.  

martedì 3 gennaio 2012

Auspici anno nuovo.

Non sono una fanatica del capodanno. E' una ricorrenza che mi immalinconisce, mi ricorda che un altro anno se n'è andato, e mai più ritornerà. Tanto più ora che la senilità incombe.
Ma quest'anno contrariamente al solito mi sento ottimista. Sono decisamente fuori dal coro. Leggo anch'io i giornali, e le raffiche di tasse, aumenti, rincari e sacrifici non propendono all'ottimismo.
Ma come insegnano i corsi e ricorsi storici, quando si tocca il fondo, si può solo risalire.
E secondo me, la risalita, estenuante e faticosa, è già ricominciata.
So già cosa mi direbbero molti: lo "spread" è ancora alto, pagano sempre gli stessi, non c'è stata nessuna equità, le misure per la crescita non si vedono. Coloro che imputano tutto ciò a Monti, dimenticano che dietro di lui c'è ancora lo stesso governo di prima. C'è uno che sotto sotto si oppone ad ogni iniziativa più equa (leggi patrimoniale, o accordi con la svizzera per far pagare chi detiene là ricchezze), e poi a gran voce, sui giornali, brontola contro queste tasse inique, che lui non avrebbe mai proposto. E spera così di riacquistare popolarità per le prossime elezioni.
Gli italiani gli crederanno ancora? Basterebbe pensare agli scandali, la corruzione, l'incapacità e l'arroganza dimostrata in questi ultimi anni da certi personaggi che ci hanno governato, per dire un NO grande come una casa. Purtroppo però, secondo il pensiero, espresso già nel 1967, dallo scienziato Adriano Buzzati Traversi, che ho recentemente riletto nel libro "Il biologo furioso" di C. A. Redi, gli italiani non sono intelligenti. Se l'intelligenza viene definita: " la capacità di analizzare e comprendere i fatti e gli eventi della nostra quotidiana esperienza e di trarre da tale comprensione le norme per il nostro comportamento singolo e collettivo..." allora non lo siamo proprio, ed a noi mal si addice pure il vecchio adagio : Errare humanum est, perseverare diabolicum.
Ripeto però che voglio essere ottimista e fare miei gli auspici di Napolitano: l'Italia può farcela, e molto dipende da noi.
Ma per carità non auguriamoci "Forza Italia"!