domenica 17 agosto 2008

Sapori esotici.


Merita un post l'esperienza fatta ad Amsterdam in un ristorante etiope. Innanzitutto bisogna premettere che la cucina olandese (vedi post di Ermes a proposito) non è degna di uscite a scopo degustativo, serve a nutrirsi bene o male (più male direi), non certo per il piacere del cibo. Invece Amsterdam pullula di ristoranti etnici, che poi considerando la storia coloniale degli olandesi è la vera cucina locale. Thailandesi e indiani la fanno da padroni, con qualche puntata "esotica" di ristoranti italiani o argentini. Eleonora ci ha accompagnato in questo locale etiope, abbastanza genuino, a giudicare dalla presenza di ospiti quasi tutti etiopi. L'offerta è di cibi semplici e poco elaborati a base di carne e verdure (quelli scelti da noi). Ce ne sono anche a base di pesce, ma non li abbiamo assaggiati. La pietanza viene servita in un grande piatto su cui poggiano delle specie di crèpes dette injera: pane lievitato di farina di teff (un cereale simile al miglio) che fanno da vassoio per verdure e legumi (confronta con pizza!). A parte viene servita su una ciotola di coccio bollente la pietanza di carne, ad esempio wot uno spezzatino di manzo piccante, o beg a base di agnello o kitfo di carne macinata. Non ci sono posate e per mangiare si deve prelevare con le dita un lembo della crèpe spugnosa dal piattone principale dove sono adagiate insieme a verdure e legumi, e servendosene come di un fazzolettino si preleva un boccone di carne e verdure e si mangia. Mentre aspettavamo che ci servissero, ho osservato i vicini di tavolo, una bellissima ragazza etiope, con un tizio forse dutch, che elegantemente si serviva di minuscoli pezzi di injera e carne, e mi sono proposta di imitarla, benchè la fame poi all'arrivo del piatto, ci abbia spinto a grufolare, con enormi brandelli di injera avvoltolati sul cibo e ingurgitati a mo' di panino. Al termine, sorvolando sul dolce, che era poco invitante (yoghurt, scaglie di cialda e sesamo) abbiamo goduto della cerimonia del bunna, caffè africano tostato al momento sotto i nostri occhi e nasi, macinato grossolanamete e servito su piccole tazzine senza manico da un brocca di coccio particolare detta jebenà. Detto fra noi preferisco ILLY o Primo Rovis, ma comunque è stato gradevole. Per gli appassionati di pietanze particolari e curiose ecco il link delle ricette: sapori d'etiopia. Non garantisco la fedeltà, ma comunque io ci proverò. Naturalmente prima devo cimentarmi nella cucina nipponica di cui Ermes ed Eleonora mi hanno regalato il manuale (con testo a fronte nippon-english). Dopo l'esperienza delle "Indian recipes", altro regalo Ermetico, che mi ha fruttato un ottimo riso basmati "pilau" profumato alla cannella e cardamomo, ho fatto una disastrosa prova generale sul giappone, a base di sushi, con pesce affumicato al posto del crudo (che aborro) e con riso patna al posto dell' original giapponese, che non ho trovato. Il risultato gustativo era accettabile, quello visivo consisteva in pezzetti di pesce su cui erano rimasti attaccati pochi chicchi di riso, il resto si era appiccicato alle mie mani e scivolato quindi nel lavello. La prossima volta andrà meglio!! Resta l'amletico interrogativo su alcuni ingredienti nipponici: devil's tongue, japanese taro, miso sauce, in compenso ho già in dispensa vari tipi di wasabi in pasta e polvere e ginger fresco e secco. La prossima volta però, mi aspetto da Ermes qualcosa di meno ermetico, ad esempio"La cucina ungherese", o rumena, o bisiacca.

5 commenti:

Eleonora ha detto...

Eheh, sono contenta che ti sia piaciuto!
Piccolo appunto: la cucina straniera più diffusa qui in olanda, al punto da essere considerata cucina locale, è la cucina Indonesiana.
Io sono abbastanza soddisfatta del mio menù giapponese! è venuto originale!! Adesso dovrò sperimentare le nuove ricette che mi ha portato Ermes: dall'Ungheria! che fame però...

Anonimo ha detto...

Sono Marina.Interessante questo tuo approccio con la cucina etiope. Proprio in questo periodo ho fatto conoscenza con la cucina africana da un libretto, "le ricette di pappamondo" che Elena aveva comprato da un vu-cumprà.
Un piatto della Costa d'avorio mi è piaciuto molto:
Taboulet de Attiekè, uno stufato di verdure miste accompagnato da attiekè ( sostituibile da couscous
o bulghur.
Bene, per gli anni a venire, tra rose e nipoti faremo degli incontri gastronomici esotici e regionali.

Unknown ha detto...

A proposito di cucina regionale: oggi ho messo a seccare dei peperoni rossi, di forma allungata, ma dolci, come fanno in basilicata. Li chiamano peperoni "cruschi", e si usano poi in inverno, fritti nell'olio, come stuzzichino o come accompagnamento di carne, pesce, uova..proveremo!

Ermes ha detto...

Immagino che tutti leggendo il tuo post si siano chiesti "cosa c'entra l'India con la storia coloniale olandese?".
(e tutti: "eh?")

Il motivo e` simpatico per cui mi permetto di appesantirmi (e tutti: "oh no!"): la presenza di ristoranti indiani in olanda, spesso associati a ristoranti surinamesi, e` dovuta al fatto che il 36% della popolazione del Suriname (e` in sud America, ok?) e` composta da discendenti di lavoratori indiani generosamente portati dagli olandesi nelle loro colonie dall'altra parte del mondo
(un po' come le vacanze all'Elba che Mussolini offriva ai dissidenti).

Quindi gli indiani prima sono finiti in Suriname, che era colonia olandese, e da li` si son trasferiti in Olanda.

interessantonon, no?

Unknown ha detto...

Accidenti Ermes che pozzo di sapere! In effetti hai trasformato una mia "svista" in una interessante nota storica, così chi si domandava che c'entra l'india con le colonie olandesi...ora sa. Tra l'altro io non sapevo nemmeno dov'era il Suriname (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.. Eh, alla prossima visita ad Amsterdam, so che fare, andrò al Tropeum Museum.