sabato 23 agosto 2008

Hortus.

Durante la vacanza ad Amsterdam ho visitato l'Hortus botanicus, avendo già visto nelle visite precedenti sia il Rijksmuseum che il museo di van Gogh, molto belli e neanche eccessivamente stancanti, e finanche il museo del mare. In questa occasione potevo scegliere tra il Tropen museum, di carattere antropologico geografico con le ricostruzioni degli ambienti coloniali (next time), la casa di Anna Frank, subito esclusa visto che ha delle scale in tipico stile nederlandese, cioè con pendenza quasi a perpendicolo, lo zoo e l'orto botanico. Ovviamente ho scelto quest'ultimo. Ho letto che è uno dei più antichi d'Europa e anche uno dei più piccoli. E' stato fondato nel 1638 come orto medico, un vivaio di piante medicinali per medici e farmacisti, in seguito gli esploratori olandesi lo rifornirono di piante esotiche e rare. Dopo una camminata lungo il viale "Plantage" che costeggia gli istituti universitari di botanica e zoologia, che mi ricordano Pavia, finalmente si apre un piazzale con un cancello aperto, ma senza biglietteria (e lì doveva nascermi un sospetto) che accede ad una zona verde alberata. Entriamo pensando di essere arrivati, e dopo un giro sconfortante tra coppie stese nell'erba, già brontolando "ecco questi olandesi, son capaci di venderti per orto botanico un giardinetto pubblico neanche ben tenuto", alla fine, con i pochi neuroni sessantenni rimasti, ci accorgiamo che quello è proprio un giardinetto pubblico e l'entrata dell'Hortus è poco più avanti, con tanto di scritta sopra (e con ovvia cassa per il biglietto di ingresso). Meglio tardi che mai. La prima impressione è stata che l'hortus del mio amico Mario, che ho avuto il privilegio di visitare recentemente, contasse molte più specie, con la sola differenza di essere prive di cartellino. Ed anche il mio giardino, risulta infestato da un notevole numero delle erbacee (Gianni le chiama erbacce) lì accolte e in aiuolette ordinate: quali Lysimachia vurgaris, Cichorium intybus, Verbascum tapsus anche detto tasso barbasso, Vinca minor, e Hieracium umbellatum (quello della foto). Queste le spontanee che crescono qua e là nel mio prato, poi ci sono quelle che abbiamo comprato, come alcuni geranium, gentiana, potentilla, leontopodium alpinum, thimus, aquilegia eccetera alloggiate nel giardino roccioso, e poi ci sono quelle da seme, ornamentali che di anno in anno mi diletto a variare, e che poi ricrescono da sole, calendula, gypsofila, viola tricolor, myosotis, insomma mi vien voglia di cartellinare un po' di piante e poi far pagare l'ingresso ai visitatori pure nel mio giardino. Anche le serre piccole con le succulente, a parte quella particolare con le farfalle, non hanno molto di più della mia collezione di piante grasse. Invece alla fine la visita è stata riscattata da una grande avveniristica serra, a volta molto alta, con un incredibile ambiente umido e soffocante, a tre climi con piante subtropicali, tropicali e dei deserti; una altra serra monumentale per le palme con una cicadea di oltre 300 anni che si dice sia la pianta in vaso più antica del mondo, pare che nel 1999 sia addirittura fiorita, un evento eccezionale.

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