IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA
regia di Luis Buñuel
con Stéphane Audran, Michel Piccoli, Delphine Seyrig, Milena Vukotic, Bulle Ogier, Jean-Pierre Cassel, Paul Frankeur, Fernando Rey
regia di Luis Buñuel
con Stéphane Audran, Michel Piccoli, Delphine Seyrig, Milena Vukotic, Bulle Ogier, Jean-Pierre Cassel, Paul Frankeur, Fernando Rey
Ormai drogata dal cinema quotidiano su sky, parlo solo per esempi filmografici, e del resto devo ben mettere a frutto il canone di 37 euro mensili!
La citazione in realtà, ora che ci penso, non è poi così azzeccata. Nel film di Bunuel si mette in evidenza in modo grottesco l'ipocrisia di una borghesia valida in quegli anni. Oggi questa borghesia non c'è più più, come non c'è più il proletariato, e proprio da queste considerazioni semplicistiche dovrebbe partire l'analisi sul fallimento della sinistra e sui "nuovi ideali" che dovrebbe incarnare per resuscitare. Potrei con più pertinenza parlare del libro "il mostro mite" di Raffaele Simone che disserta sul "Perchè l'occidente non va a sinistra". Delle affermazioni dell'autore cito ciò che mi ha colpito «Da tempo in Occidente la sinistra nelle sue diverse forme arretra e i suoi principi fondamentali sono ovunque sotto attacco o in declino». Quindi si può correre alla conclusione: oggi «una posizione di sinistra è fragile e oscillante: aderirvi è costoso (richiede sforzo e rinunce), permanervi è arduo (arriva a richiedere perfino il rimodellamento della propria vita), uscirne può essere una tentazione». In pratica la tesi di Simone è che l'essere di sinistra è contronatura, la naturale propensione dell'uomo va verso destra, come nel bambino l'istinto porta all'egoismo, all'aggressività, alla ricerca del primitivo soddisfacimento dei propri bisogni, anche a discapito altrui, e solo col crescere l'educazione e la prevalenza del super-io, formeranno l'uomo verso il civile e il sociale. L'attuale aspetto della politica invece fa riemergere i nostri lati più primitivi, e gli ideali di "sacrificio" non pagano più. Quel che attira è il facile, il felice, il "FUN" inteso come divertimento. Infatti questo è il messaggio mediatico che la TV ci trasmette, e che il popolo delle libertà raccoglie. Come si fa a votare un partito che invece ci promette lacrime e sangue, tasse e ICI, che maltratta i placidi "bamboccioni" ben protetti nel caldo calore delle famiglie, ed esorta a pagare le tasse ed evitare i consumi sfrenati? Che ci frega del cuneo fiscale e del debito pubblico, concetti vaghi, quando invece della funerea sinistra proposta di «miseria, terrore e morte», la TV ci propone il sorridente giovanilistico nonno Berlusca che racconta barzellette e ostenta ottimismo da tutti i pori? Da un lato la apoteosi dell'immagine venduta e consumata come un bene, la sicurezza della difesa dei propri guadagni e privilegi, dall'altro il contronaturale spirito di sacrificio per favorire il collettivo a discapito del privato. A chi piace? Nemmeno più ai cattolici. Ci vuole un urgente restyling, ben più profondo e radicale di una generica faccia buonista veltroniana.