sabato 16 ottobre 2010

Dio, patria, famiglia.

"Sii benedetta Bandiera !
Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli!"
Queste parole di chiaro significato comparivano nel mio libro di lettura delle elementari (anni '54-'55), e solo ora ho scoperto appartenere ad un discorso pronunciato da Giosuè Carducci nel 1897 a Reggio Emilia, per celebrare il centenario della nascita del tricolore.
Oggi è molto discutibile tutta quella retorica. Oggi fa sorridere quel termine "immacolata", benedetta e magari vergine già che ci siamo. Perché è fatta così, e di tre colori? Qui si racconta qual'è il senso dei colori e della forma. Per essa e per il significato ad essa connesso i due studenti e patrioti bolognesi Zamboni e De Rolandis morirono nel 1797. Insomma è un simbolo forte e dietro ad essa ci sono lotte, conquiste e la storia travagliata di una nazione che arranca per diventare moderna, civile, democratica, libera.
Quindi, forse perché allevata a suon di ideali "Dio, patria e famiglia" inorridisco davanti a certe notizie tipo: Niente tricolore per gli alpini caduti in Afghanistan. Oppure per la presa di posizione del carroccio sul tricolore, oppure per la difesa dei simboli padani, in quell'antipodo di paese delle meraviglie che è Adro.
Per essere sincera i tre ideali di cui sopra sono oramai obsoleti e triti anche per me, credo solo nella "mia" famiglia perché resiste inossidabile alle aggressioni del tempo e dei tempi. Però resta il fatto che un minimo di amor patrio dobbiamo averlo, ed è quello che mi fa' sobbalzare quando sento gli insulti all'Italia, quando mi sento derisa e compatita all'estero, quando vedo il cabarettista in doppio petto rappresentarci in europa, come una macchietta malriuscita.
Sono pacifista, se fossi stata maschio avrei fatto l'obbiettore, se fossi vissuta 150 anni fa forse avrei fatto la vile asservita all'impero Austro-ungarico, però mi urta sentire del rifiuto del tricolore sulla bara degli alpini. Ma allora per cosa sono morti? E' un duplice insulto oltreché un ossimoro, barricarsi su queste assurde posizioni anti-patriottiche leghiste. Così, con queste premesse, e con questa gente al governo, ci avviamo alla celebrazione dei 150 anni di unità d'Italia. Ma se chi mangia alla mensa comune romana (o dovrei dire truogolo?), ci sputa dentro, a chi e cosa dobbiamo credere ormai?
Vorrei infine fare una chiosa sulla nota vicenda della sospensione di Santoro, e quindi della trasmissione Annozero. Il gesto di Masi sembra quello del marito che per fare dispetto alla moglie si taglia gli attributi.
Sembrerebbe folle "segare" un programma RAI che porta un sacco di audience e soldi all'azienda, a meno che non si voglia demolire l'azienda stessa. Il che non sarebbe una cosa poi tanto strana e nemmeno rara, molti servizi pubblici hanno codesto vezzo, e lo so anche per esperienza personale. Ma a parte ciò, c'è in gioco il diritto degli ascoltatori, ovvero di quel popolo sovrano sempre invocato nei comizi berlusconiani. Come osano impedirmi di scegliere cosa guardare in una TV definita pubblica? L'usa criminale del servizio pubblico è proprio lui, il Berlusca a farlo, convertendolo in un coro unanime di consensi lecchini a suo uso e consumo assolutamente privato, né più, né meno di mediaset.
Nel sentire in chiusura ad "Annozero" tutto il pubblico cantare "la libertà" di Gaber, confesso di essermi emozionata. Ormai i nostri veri eroi, i carbonari dei giorni nostri sono questi, quelli che combattono il despota con le sue stesse armi mediatiche, evviva Santoro, Biagi, Augias, Travaglio e tutti quelli come loro.

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