lunedì 23 agosto 2010

Vanitas vanitatum.

Pochi giorni fa’ è scomparso a settantacinque anni un grande fisico italiano Nicola Cabibbo, notizia passata sotto silenzio stampa, senza celebrazioni, necrologi o ricordi. Una triste coincidenza fa’ pensare che non doveva morire in contemporanea alla figura celebre di Cossiga, che ha monopolizzato l’attenzione.

Per sapere chi era e cosa fece rimando a questo articolo di mia figlia molto più precisa e informata sull’argomento. Vorrei limitarmi a fare solo alcune amare considerazioni. Qualche anno fa’ molti italiani hanno sentito parlare di lui solo perché implicato in un carteggio tra la deputata Carlucci e altri fisici chiamati in causa. Altrimenti l’avrebbero certamente confuso col il più in vista “Gabibbo”. Ma la Carlucci dimostrandosi molto ben ferrata in fisica o sarebbe meglio dire fisicità, da come appare in molte foto, ha avuto il pregio di portare in evidenza che c’era uno scienziato italiano sull’orlo di prendere il Nobel, ma in realtà, secondo lei, autore di cose di ben poco conto (!).

A parte questo minuscolo momento di celebrità, Il professor Cabibbo è ripiombato nell’anonimato mediatico, quel che è peggio nemmeno un cenno alla sua morte, e non era neppure tanto decrepito. La sua vita si è svolta quasi sempre fuori dall’Italia, altro esempio di come il nostro paese, manco fosse allergico alla scienza e alla ricerca, non faccia niente per trattenere o incentivare i suoi migliori esponenti.

Mi dispiace ricordare che invece la morte di un oscuro presenzialista e vacuo personaggio come Taricone ha suscitato molta più empatia e interesse sulla sua breve vita dedicata solo ad apparire, al di là della disgrazia e della perdita sempre deprecabile di una giovane vita, ho trovato esagerato il clamore sulla sua figura neppure fosse stato un santo, un poeta…tutt’al più un navigatore, non molto esperto come si è potuto vedere a posteriori.

Come sempre mi ritrovo a riflettere sulla correlazione inversa che lega notorietà e successo al valore vero e alla capacità di una persona. Diamo per scontato che la fama sia legata a qualche abilità, dalle più alte alle più futili, come l’arte o l’attività sportiva, niente di nuovo sotto il sole, pare che i personaggi più popolari dell’antica Roma, non fossero i filosofi o gli oratori, ma i gladiatori. Oggi però c’è questo fenomeno strano, ci sono moltissimi “famosi” che non sanno fare assolutamente nulla, unica loro prerogativa l’apparire in TV, sia in senso positivo che negativo. A volte basta poco, ad esempio essere notati da un illustre personaggio politico, ed ecco raggiunta una buona posizione, la celebrità, la ricchezza. “Vanità…solo vanità!” come recita un personaggio del bellissimo film “Il pranzo di Babette”



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