lunedì 30 novembre 2009

Dove il dente duole.
























Mi accorgo che in novembre ho scritto poco o nulla. Non mi mancano gli argomenti, forse anzi ne ho troppi. Mi vengono dei rigurgiti di ribellione di anti-qui anti-là..e poi alla fine preferisco mettermi a disegnare ascoltanto musica, o pensare alle decorazioni natalizie.
Oggi però ho letto questa lettera su la Repubblica, e non posso fare a meno di tornare là dove il dente duole. Tre anni fà io non ho avuto il coraggio di dire a mia figlia: vattene. Anzi, quando lei, con molta determinazione ha scelto di andare a fare un dottorato di ricerca in olanda, mi sono sentita un po' defraudata. Oggi mi sento un groppo in gola ogni volta che lei mi parla con entusiasmo di tutte le prospettive che le si stanno per aprire in Olanda, Francia, Svizzera o...ahimè Stati Uniti.
E poichè è già sposata con un altro ricercatore cervello-italo-migrante, vedo sfumare sempre più la speranza di rientro. E mi sto rassegnando. Sto valutando l'idea di lasciare casa e giardino sul carso (per beffa della sorte, proprio vicino all'area di ricerca, in foto) per spostarmi con mio marito là dove vorrà e potrà vivere mia figlia, per poter vedere crescere in futuro eventuali nipoti.
Confesso che dentro di me sotto sotto, covava una tenue speranza di ribaltone della classe dirigente e politica, di un ravvedimento dell'italia a favore dei talenti sfuggiti, ma questa lettera di Celli ha fatto svanire gli ultimi dubbi, e anche i commenti dei lettori mi riportano ad una realtà ben diversa dai rosei vaneggiamenti di una vecchia mamma. Mi ha colpito uno in particolare, una mamma come me che a insaputa del figlio ingegnere, PhD in Danimarca, che ora lavora brillantemente in Francia, ha fatto quello che segretamente contavo prima o poi di fare anch'io: mandare il curriculum a insaputa del figlio ad aziende o enti di ricerca italiani. E le risposte quando ci sono state, son state tutte negative, inoltre un dirigente più onesto degli altri, le ha chiaramente scritto che spedire curriculum è fatica sprecata per un laureato troppo referenziato. L'esperienza e le qualifiche qui in italia sono punti a demerito.
Quello che mi fa maggiormente soffrire è l'incomprensione di tanti amici e conoscenti che mi chiedono notizie di mia figlia, e si meravigliano delle sue scelte, arrivando a domandare increduli: possibile che a Trieste (città della scienza e del sincrotrone) non ci siano opportunità per un laureato in fisica?
A volte confesso che queste continue osservazioni mi hanno un po' condizionato, ho pensato che forse mia figlia non ha avuto abbastanza fiducia e perseveranza nel voler rimanere in italia.
La lettera di oggi, mi riempie di amarezza, ma in un cero senso mi consola, se l'autore che è stato direttore della Rai e oggi dirige un università, parla così al figlio, e se tanti lettori commentano riportando analoghe esperienze, mi vergogno di essere stata così meschina ed egoista da aver solo per un attimo pensato di sacrificare il futuro di mia figlia per questo non degno paese.
Tuttavia mi dispiace, sinceramente mi dispiace, perchè vedo un futuro fatto di tante noemi e tanti furbetti, di tanti mafiosi e calciatori e veline, e temo che non potremo più emergere su nulla, nè arte nè musica, nè scienza, nè tecnologia, se continuiamo a espellere chi merita.
Un tempo si partiva con la valigia di cartone e le sole braccia con manovalanza da offrire ai paesi più ricchi. A quei tempi solo i figli delle classi sociali più elevate andavano a studiare o perfezionarsi all'estero e poi tornavano col bagaglio di esperienza da mettere al servizio del loro paese per migliorarlo e impedire altre partenze di disperati senza lavoro.
Come abbiamo fatto ad arrivare oggi a questa situazione senza scappatoie? Forse la colpa è anche nostra, della mia generazione, e di quella subito seguente. Più mi guardo in giro e più parlo con gli altri, più mi domando dove sono andate a finire le speranze di progresso, di eguaglianza sociale, di rispetto delle idee, la laicità e il movimento di liberazione delle donne, che hanno alimentato gli anni della mia giovinezza. Eppure qualcuno che andava in piazza a quei tempi, con quegli ideali, sarà ancora vivo. Dov'è? Non certo alla guida del paese, e nemmeno a parlare in TV.
Pochi minuti fà ho ascoltato in TV questo commento della ministra Gelmini, per la manifestazione di protesta ai tagli di alcuni studenti: "Sono una minoranza, per lo più provenienti dai centri sociali, un rimasuglio degli anni '70." Beato rimasuglio, risvegliati, cresci e rinforzati...sei tu l'ultimo baluardo del nostro povero paese.

1 commento:

Sassi a Parte di Ernestina Gallina ha detto...

io ho un figlio che studia informatica, sta preparando la tesi.. che futuro avrà, cosa farà dopo? Non lo so, vedo nero e sono molto preoccupata. Soffrirei molto se se ne andasse all'estero.
Ti capisco, ciao.