venerdì 2 novembre 2012

Chicche triestine. I°

Riprendo a scrivere sul blog dopo lunga assenza, perché improvvisamente, dopo più di 40 anni di residenza a Trieste, mi sono accorta di quante particolarità uniche abbia questa città. Meglio tardi..che mai.
Vorrei fare un excursus su tali prerogative, anche se ovviamente ogni città, come ogni individuo, ha le sue caratteristiche particolari e irripetibili.
Trattasi di un terreno scivoloso, vorrei premettere che non essendo autoctona, mi sfuggiranno molte cose, forse, anzi sicuramente, sarò imprecisa, per cui se qualche triestino mi leggerà è invitato caldamente ad apporre note e correzioni.
Una ulteriore premessa al discorso riguarda la mia situazione di "non appartenenza". Può essere un vantaggio o uno svantaggio. Figlia di un marchigiano e una toscana, nata a Vercelli e trapiantata qui, si potrebbe pensare che non ho radici, non ho un dialetto in cui riconoscermi, e sono quindi svincolata e scettica di fronte a tradizioni e orgoglio locale. Un po' è vero, soprattutto sono allergica ai campanilismi, però guardando da altra prospettiva si può dire che ho una cultura multi-regionale e mi riconosco in molte radici...Apprezzo la parlata toscana, e amo ricordare le espressioni in gergo di mia mamma e di mia nonna. Sento "mie" molte tradizioni piemontesi, che sono legate alla mia infanzia e adolescenza, ho i caratteri psicosomatici marchigiani, e infine amo molto questa città dove vivo, che mi ha accolto con grande ospitalità.
Da dove cominciare? Potrei fare un elenco in ordine alfabetico, oppure, ed è ciò che farò, man mano che mi capita una chicca a portata di mano la affronterò.
Oggi parlerò del mitico stabilimento balneare "La lanterna" ovvero, come lo chiamano qui, il bagno "Pedocin".
Lo spunto mi nasce da questo articolo comparso pochi giorni fa sul giornale locale, che riguarda la protesta degli abitué dello stabilimento per la ventilata chiusura invernale dello stesso.
Già pare strano che ci sia ancora in pieno centro città uno stabilimento balneare funzionante, a questo aggiungiamo poi la stranezza di essere unico in europa (o forse al mondo) con settori divisi da un alto muro di 3 metri che separa la zona uomini da zona donne. Infine oggi apprendo che è aperto anche d'inverno e come è noto, qui la temperatura invernale non è certo caraibica.
A cosa è dovuta questa unicità tipicamente triestina? Sicuramente alle sue eccezionali frequentatrici: le "babe" (signore) triestine, in questo caso la sottospecie di baba "sariandola" ossia lucertola, per la sua irresistibile propensione a stare al sole, estate e inverno, con la bora o col solleone, fino ad assumere un colore cuoio scuro ed una consistenza della pelle molto simile al rettile da cui prende il nome.
Le babe sariandole, che qualche anno fa' non esitarono a scendere in piazza dell'Unità, in costume da bagno per difendere la permanenza di questa istituzione, tanto più gradita in quanto anche molto economica (l'entrata giornaliera costa infatti solo 1 euro), sono le più accanite sostenitrici di questa divisione dei sessi, "Cussì stemo en pase, senza òmini". Ma anche per prendere il sole integralmente, al riparo da occhiate indiscrete.
Ricordo che ai tempi del lavoro, quando finalmente potevo prepararmi a tornare a casa, dove l'altra metà della faticosa giornata mi attendeva con le faccende domestiche in sospeso, spesso nello spogliatoio incontravo qualche signora, anch'essa in procinto di lasciare il lavoro, ma con la borsa da mare già pronta e il costume già indossato, che annunciava: " Mi vado al bagno, qualcun vien con mi?"
"Al bagno" precisazione indispensabile, non vuol dire quello che nel resto d'italia si intende, cioè vado "IN" bagno, bensì vado a prendere i bagni di sole o di acqua marina. Eh beate loro, le babe, pensavo tra me, magari quando sarò in pensione, farò anch'io così.
Invece, benché in pensione non posso, principalmente non posso perché ho un coniuge e sono abituata a condividere tutto con lui. Certo non si muore se un giorno si sta divisi, uno di qua e l'altra di là dal muro, e poi ci si può incontrare in acqua. Ma che volete, dopo quasi 40 anni di convivenza non siamo più capaci di divertirci separatamente. Così a meno che il mio maritino non cali di statura fin sotto il metro (forse), o appaia inferiore ai 12 anni di età (difficile) non potrà accedere con me al settore donne. Né io del resto, a meno che non faccia qualche operazione a Casablanca, non potrò godere della sua compagnia nel settore "uomini". Questa è la zona poi a quanto pare molto meno affollata e quindi sicuramente più appetibile, nei giorni di canicola.
Non avremo la gioia e il privilegio di visitare questo luogo reminiscenza diretta dell'Austria teresiana. Pazienza! Ci consoleremo con il tour virtuale del "bagno" in uno dei link che elenco qui, o qui a favore anche di chi vuole approfondire.


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