
Sono allibita, penso che nemmeno Fidel Castro o Peròn facessero questi "proclami" fuori programma. Che garanzia della libertà e della costituzione c'è in Italia? In che razza di povera Italia, vile serva di dolore ostello, nave con un nocchiero pazzo, bordello e schiava delle TV commerciali, mi tocca vivere e forse morire?
Sto toccando il fondo della disperazione, come cittadina non mi sento tutelata, mi sento in gabbia, temo per il futuro dei giovani, dei nostri figli. E mi sconvolge l'idea che tante mie coetanee che hanno fatto o vissuto il '68, che hanno promosso l'autocoscienza della donna e il femminismo, ora, completamente rimbambite dai proclami e dai programmi di mediaset, votino e inneggino quell'uomo. E grazie a quegli scellerati e speranzosi voti egli vada continuamente blaterando il ritornello: sono qui a spadroneggiare col voto del popolo, il popolo mi ha eletto e quindi nessuno osi toccarmi, chi mi critica è comunista, etc etc...
Ogni volta che sento queste affermazioni da parte di Berlusconi e suoi accoliti, mi viene un senso di disagio e ribellione che mi spingono a "odiare" codesta malnata progenie. Possibile che la mia generazione abbia creato un tale popolo d'imbecilli?
Poi la mia indole razionale e accomodante mi spingono a riflettere e a cercare di immedesimarmi in questo "popolo". Non si tratta ovviamente di una entità astratta, nè di un essere da prendere per il collo, a cui far aprire gli occhi, magari con gli spilli come in arancia meccanica. Si tratta di persone normali, con problemi familiari, con un bilancio da quadrare, con attività lavorative, con figli da educare, con nonni a cui badare, con beghe condominiali, e tutto un tran tran di quotidiano.
Se parlo con un singolo componente del famigerato popolo, e ci confrontiamo su come e dove fare la spesa, o si conversa di vacanze e del più o meno (che non tocchi però questioni politiche) trovo magari un soggetto simpatico, con cui si può stare in sintonia. Poi all'improvviso una banale scintilla (possono essere le più diverse: la notizia di cronaca del gay malmenato, la donna col burka, la pressione fiscale, il maestro unico, la pillola), ed ecco che la trasformazione Jekill-Hide avviene prodigiosamente sotto i mei occhi attoniti, e il mite soggetto di cui prima, scatena il suo livore, schiuma rabbia dai denti, accusa e insulta, difende con le unghie un suo diritto e una sua proprietà mai attentati nè ancora violati da alcuno. Ecco il "travet" della porta accanto tramutarsi in uno spadaccino difensore d'un altro ben più grande e nobile Cavaliere, un fiero e contradditorio promotore dell'italianità, ma anche del suo orticello e della sua regione, dal sò dialèt; dell'etica e della religione cattolica, ma anche del libertinaggio e del voyerismo qualità maschili per eccellenza; guardiano dei valori morali, ma anche furbetto che non disdegna un occasione di profitto, sia pur poco lecita; accanito difensore dei propri diritti acquisiti, nemico di tasse e balzelli, ma grande aspirante di servizi sociali. Chi è costui? Non è neppure inquadrabile in un contesto di destra o sinistra. E' l'inconsapevole pedina delle ambizioni sfrenate della degenerazione politica, un sordo-cieco, ma non muto purtroppo protagonista de "La Storia" alla Elsa Morante.
Non mi stancherò mai di dire che solo la cultura ci potrebbe salvare, ma forse sarà troppo tardi.