L'eufemismo (dal verbo greco ευφημέω (Euphemèo), «risuonare bene» oppure dal verbo greco ευφημί (Euphemì), «parlar bene, dir bene») è una figura retorica che consiste nell'uso di una parola o di una perifrasi al fine di attenuare il carico espressivo di ciò che si intende dire, perché ritenuto o troppo banale, o troppo offensivo, osceno o troppo crudo. Ad esempio:
"questo piatto lascia desiderare" per non dire che è ripugnante; "il caro nonno non è più tra noi" per attenuare una proposizione di senso troppo crudo del tipo "il nonno è morto".
Oppure "escort" ragazza che fa da accompagnatrice a pagamento, per non usare uno dei termini più forti come "meretrice" "prostituta" o volgari come "baldracca".
Questi eufemismi ormai fanno parte del linguaggio comune, e molti se ne sono aggiunti negli ultimi anni. Alcuni termini poi la cui accezione era primitivamente "buona" e corretta, sono poi divenuti sconvenienti senza una vera e propria ragione. Questo è il caso ad esempio della parola NEGRO : 1 agg., s.m., che, chi appartiene alle diverse razze del ceppo negride, originarie del continente africano, caratterizzate da pelle scura, naso largo e schiacciato, capelli crespi, labbra pronunciate: popolazioni negre, atleta, cantante n., la tratta dei negri | iperb., lavorare come un n., lavorare duramente, con riferimento alle condizioni di vita degli schiavi negri in America nei secoli scorsi. Termine poi usato o avvertito come dispergiativo e sostituito da : nero.
Fino a circa 50 anni fa', parlo della mia infanzia-adolescenza, negro non aveva nessun significato dispregiativo, ora si rischia grosso nel definire così un essere umano di pelle scura, meglio chiamarlo nero, o africano o afro-americano. Altri termini un tempo innocenti e poi trasformati in insulti o quasi, sono: zingaro, che ora si deve dire ROM, donna di servizio, che ora bisogna chiamare collaboratrice domestica, spazzino o netturbino, meglio definirlo operatore ecologico. Potrei fare un lunghissimo elenco, in alcuni casi effettivamente forse i termini originali erano un po' troppo espliciti e forti e si è creduto meglio sostituirli con eufemismi, più o meno azzeccati, sicuramente meglio dire "informato sui fatti" invece di "spione".
Una sicura miglioria è stata data alla dicitura "rappresentante di farmaci", che evoca certi squallidi personaggi da film, sempre in viaggio, con abiti stazzonati e valigette piene di paccottiglia. Ora è senz'altro più corretto e calzante chiamare questi professionisti laureati e colti, informatori scientifici.
In altri casi si tratta di ridicoli e inutili giri di parole che sostituiscono con ipocrite definizioni un concetto di per sè sgradevole. Non so chi ha coniato la parola badante, ma ho già sentito molti sostenere che si tratta di un bruttissimo nome, e che bisognerà presto inventare qualcosa di meno antipatico, tipo, non so, addetto alla persona. Una volta si diceva dama di compagnia, bellissima ed educata dicitura, non vedo perchè non rispolverarla.
Infine devo assolutamente fare riferimento ad una categoria di cui ahimè faccio parte, una disgraziata classe di persone con problemi di salute e deficit fisici o psichici, che non da pace ai benpensanti adepti del politically correct, nella ricerca affannosa di qualche termine che non evochi, non rammenti, non ricordi neppure lontanamente da cosa è affetta la persona in oggetto. Quindi nel corso del tempo si sono passati in rassegna moltissimi aggettivi, inventate circonlocuzioni, e date definizioni di volta in volta sempre più fantasiose e meno credibili. Partendo quindi dall'antica dizione di minorato o affetto da minorazioni, ormai pari ad un vero e proprio insulto, (per non parlare di sub-normale!) si opta per invalido, che però sa molto di mutilato di guerra, quindi si è passati a handicappato, che nella veste straniera sembra sempre meglio, ovvero di portatore di handicap, svantaggiato, inabile. Ancorchè poco simpatico, non trovando di meglio, anche l'aggettivo corrispondente alla normalità con un NON avanti, è accettabile: non -udente, non-vedente etc etc. meglio se usato col prefisso DIS; quindi dislessico, disadadattato e in una parola disabile.
Tuttavia il termine meglio accreditato oggi è: diversamente abile, benchè abbia recentemente sentito che anche questa è una etichetta non facile da indossare da parte di coloro a cui spetta, per cui sarebbe più opportuno definire chi ha un qualche problema: " persona dotata di abilità particolari, essere unico nel suo genere, individuo con capacità alternative."
Allora diciamocela tutta, è l'essenza, non la parola, che da disturbo. Non solo, è l'uso che si fa di una certa parola, il tono, l'ambiente il contesto. Sarebbe molto meglio sforzarsi nella ricerca di una vera tolleranza e rispetto del prossimo, invece di inventare ipocrite definizioni che alla fine secondo me, rischiano di raggiungere l'effetto opposto, perchè vogliono negare una evidenza, quasi come una cosa fastidiosa, da eliminare, da nascondere e quindi da chiamare in modo irriconoscibile.
Sarebbe come dire che ora invece di mettermi a dieta, decidessi di farmi appellare "diversamente magra" e così con buona pace di tutti, felice e contenta potrei andare a mangiarmi un gelato con panna.
4 commenti:
Sono un Informatore Scientifico del Farmaco, così oggi ci definisce la legge che ci regolamenta. Negli ambulatori ci chiamano rappresentanti, commessi, viaggiatori, e così via. Come giustamente fai notare la funzione dell'Informatore è cambiata rispetto a quella di anni fa che è quella rimasta purtroppo nell'immaginario collettivo. Il nostro compito è trasmettere al medico i risultati della ricerca farmacologica e clinica sui farmaci dell'azienda per cui lavoriamo. Per fare questo occorre una preparazione specifica, la paccottiglia non serve più. Probabilmente ci sono aziende che mandano ancora in giro "propagandisti" (altro eufemismo con cui ci chiamavano), ma avranno sempre meno futuro, così come fra i medici possono esserci ciarlatani o cerusici (altri eufemismi). Quello che conta in fondo è la sostanza. Certi termini possono anche essere offensivi, ma se c'è il rispetto di fondo per le persone non lo saranno. Usare un eufemismo è per sgomberare dubbi in chi ci ascolta.
Mi fa piacere che tu abbia colto lo spirito con cui ho scritto questo post. La mia voleva essere una provocazione per riflettere su come non basta cambiare il modo di chiamare le cose, se non c'è un intento di fondo per capire quelle cose.
Ovviamente se si può evitare un termine decisamente offensivo e invece utilizzare una parola più calzante e corretta, ben venga.
Ciao, che bel post, anch'io la penso così, questa mania di non chiamare le cose col proprio nome è una ipocrisia fastidiosa, i giri di parole hanno l'effetto contrario, rivelano la vergogna o il disprezzo per la persona.
Un sordo non può dirsi sordo ma non-udente, cambia la sostanza? no, però si percepisce la vergogna, come se fosse una colpa essere sordi, è una cosa da mascherare, ingentilire in qualche modo...
Nei dialetti,invece, rimangono i termini schietti : in romagna le prostitute sono ancora 'al puteni', gli zingari 'i zengan', gli spazzini 'i spazaein' ecc ecc
Al contrario,non esiste in romagnolo la traduzione del termine 'casalinga' una parola che mi piace poco e associo al pentolame. C'è la 'azdora', la signora della casa, femminile di 'azdor' il padrone di casa, ed è un termine molto ripettoso, di prestigio.
Sono andata fuori tema..e ho parlato troppo:-) ciao, saluti e...anch'io ho bisogno di una dieta in quanto 'diversamente magra' ah ah
Molto interessante. Condivido.
Saluti.
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